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Reportage TRENTINO: Musica tra le nuvole - ITA ENG SPA
Di Admin (del 19/03/2009 @ 22:47:44, in reportage, linkato 5197 volte)

Lo Jodel e i ladini tra le valli delle Dolomiti

Bolzano; Mi trovo con Robert Schwaerzer, un musicista e ricercatore della Referat-volksmusik; è attaccato al telefono e sta cercando l’occasione giusta per scoprire la musica dell’Alto Adige. Parla con tutti in tedesco e ottiene buone speranze, ma ad un tratto il suo volto assume un’espressione illuminata; alza la cornetta e chiama Otto Dellago. Mentre discute mi guarda e mi fa cenno di vittoria: sabato l’amico farà la consueta uscita annuale in slitta con il suo “Trio donne Gardena” in una delle valli dolomitiche e... m'invita a seguirli.

Quale occasione migliore per approfondire la conoscenza di una cultura musicale strettamente legata con l’ambiente montano circostante? Il “Trio d’ëiles de Gherdëina cun Otto Dellago” è un gruppo formato da ladini, una minoranza etnico-linguistica di circa 30.000 persone suddivise in quella regione geografica chiamata ladinia situata a cavallo fra Trentino, Alto Adige e Veneto Settentrionale.

Questo popolo seppur radicato nel territorio italiano, può vantare una cultura, un idioma e delle usanze indipendenti che spesso sono stati messi a repentaglio dagli eventi storici del nostro paese, ma che ora godono di protezione e valorizzazione.

L’incontro è fissato per il mattino presto in un rifugio della Val di Funes che il camper raggiunge arrancando tra ripidi tratti innevati. Arrivo un po’ in ritardo, non vedo nessuno e comincio a preoccuparmi, ma dall’alto del parcheggio echeggiano soavi voci di donna perfettamente intonate accompagnate da una chitarra; spero si tratti di loro. Mi scapicollo tra il ghiaccio con il rischio di rovinare a terra, ma l’ansia della fretta viene presto disintegrata dall’armonia di queste note e del loro paesaggio. Ed è la pace.

 

 

Monika, Claudia, Petra e Otto ormai da anni eseguono un repertorio di canzoni profane e religiose esclusivamente tradizionali dell'arco alpino. Tra di loro parlano in ladino, oppure in tedesco, oggi però ci sono io e si sforzano di parlare italiano anche se dicono di non sentirsi molto italiani; Otto è un polistrumentista, nella custodia della sua chitarra si possono trovare piccoli strumenti con i quali si cimenta, come la ocarina o il marranzano (scacciapensieri), ma suona anche la cetra, strumento molto usato da queste parti in passato. Dice che questi sono i canti che si facevano in famiglia ma che ormai non si canta più tanto. Loro lo fanno indipendentemente da scopi di recupero o di mantenimento, lo fanno per il piacere di condividere alcuni momenti insieme.

Tra il repertorio del gruppo ci sono anche degli Jodel (il primo pezzo del fimato), sicuramente la musica più settentrionale dell’Italia; così settentrionale che sembra di essere tra le nuvole. Sarà sicuramente curioso arrivare in Sicilia e poter paragonare i due paesaggi sonori agli apici del nostro bel paese. Intanto da quassù, cullato da queste note, guardo in direzione sud, fantasticando sull’avventura che mi spetta.

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Il pezzo qui sotto si intitola “Ciantia d’amor - Sciche na berca zënza vënt (Poesia d’amore - Come una barca senza vento). È composta da Otto Dellago e interpretata dal “Trio d’ëiles de Gherdëina”. Non è un pezzo facente parte della tradizione, come quelli che si possono ascoltare nel filmato. Attinge dalla tradizione ma ha un sapore decisamente attuale.

Sciche na berca zënza vënt, - come una barca senza vento

o n cheder nia depënt, - o un quadro non dipinto

sciche n ciof zënza pavël, - come un fiore senza farfalla

o na nibla zënza ciel. - o una nuvola senza cielo...

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