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Reportage CALABRIA: La Zampogna e lo Sc’kantillo, la parola ai maestri
Di Admin (del 15/09/2009 @ 09:00:57, in reportage, linkato 8130 volte)
Il video che propongo è per la prima volta in questo progetto incentrato sull’analisi di uno strumento in particolare. Potrebbe sembrare un lavoro dedicato a pochi addetti al settore, ma ho selezionato le immagini e ho cercato di mantenere comunque un linguaggio e un’ironia di fondo che lo renda fruibile a tutti. Il montaggio è frutto di riprese fatte in diverse occasioni durante quest’ultimo periodo di viaggio tra la zona del Pollino, della Calabria, della Basilicata e della Campania. In queste zone è molto diffusa la zampogna, uno strumento che presenta differenti peculiarità in base alla zona in cui viene costruita. L’intervista è incentrata sulla cosiddetta zampogna “a chiave” caratterizzata da un particolare meccanismo in metallo (la chiave) inserito nella parte bassa della canna più lunga, che serve da prolungamento per la chiusura dell’ultimo foro altrimenti irraggiungibile dal dito della mano. Le più corta fra le quattro canne di questa zampogna è chiamata “Sc’kantillo” (nella zona del Pollino) e la nota che produce (la più acuta delle quattro) serve da intonazione per un tipo di canto chiamato per l’appunto “a Sc’kantillo”, che potete ascoltare nella prima parte del video.

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Sandro Brunacci, costruttore di questo tipo di zampogna e degno erede del Maestro Lanza, mi spiega che in teoria il canto dovrebbe snodarsi sulla stessa altezza dello Sc’kantillo ed essere quindi eseguito in falsetto. Quello che ho registrato ad Alessandria del Carretto (CS) è interpretato da Alessandro Adduci alla voce (vedi www.idimenticati.splinder.com) Sandro Brunacci alla Zampogna e Vincenzo De Palmis al tamburello, dentro le umide mura de “La taverna del prete” una fantastica cantinetta che svolge la sua attività enologica per soli tre giorni, allestita in occasione del festival delle culture tradizionali “Radicazioni” (vedi: Diretta da Alessandria del Carretto). Alessandro Adduci, mi confessa che al momento dell’esecuzione era molto emozionato in quanto questa serenata la cantava suo nonno e fino ad ora non la aveva mai cantata in pubblico, tantomeno sotto l’occhio antipatico di una videocamera. Grazie agli amici presenti, al clima di festa, all’atmosfera della cantinetta e al suo vino, il canto a Sc’kantillo che ne è uscito ha suscitato l’approvazione di tutti i fortunati avventori. Nel testo della serenata, il cantore ringrazia familiari e parenti dell’amata prima di proferire parole d’amore alla donna. Pare che la pratica d'eseguire questo canto in occasione di sposalizi sia ormai in estinzione, ma ad Alessandria del Carretto c’è gente pronta a giurare che ben presto squadre di musicisti e cantori invaderanno ancora i cortili sottostanti i balconi, dai quali si affacceranno fortunate spose . 

Ringraziamenti: Sandro Brunacci, Alessandro Adduci, Prof. Vincenzo La Vena, Antonio Arvia e i ragazzi che suonano con lui, dei quali non ricordo il nome ma lo scoprirò, Paolo Napoli.