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Reportage BRASILE: Amazzonia.. e gli indios? Cultura Tikuna - AUDIO -
Di Admin (del 04/09/2007 @ 21:22:46, in reportage america, linkato 7235 volte)
04-09-2007
Dopo quattro giorni di viaggio in barca percorrendo il Rio delle Amazzoni sono finalmente arrivato a Manaus, capitale dello stato di Amazonas e ultima tappa in terra brasiliana. Manaus è una metropoli di due milioni di abitanti, ficcata nel mezzo della Foresta Amazzonica. Raccoglie tutte le caratteristiche e i difetti di una grande metropoli come smog, traffico, rumore e caldo massacrante; ma basta percorrere pochi metri dal centro per addentrarsi nel paradiso selvaggio della foresta più famosa del mondo e dimenticarsi presto del cemento di Manaus. La cosa che mi ha colpito di più di questa città a suo modo così affascinante, è che anche di giorno si possono sentire i grilli che riescono a concorrere con il rumore dei motori. La vicinanza alla foresta, le forme strane di pesci e frutti esotici che si trovano in tutte le bancherelle, i lineamenti indigeni degli abitanti e... l´umidità, fanno di Manaus una città densa di energia e mistero. Qui ad attendermi c´è Don Mario Pasqualotto, vescovo ausiliare della diocesi di Manaus. Lui qui tra le altre cose gestisce un centro per tossicodipendenti chiamato “Fazenda Esperanza” che ho avuto modo di visitare. Nell`occasione ho conosciuto Adriana, una ragazza ospite della fazenda che si è gentilmente offerta per cantarmi una canzone popolare di Manaus (Porto de lenha). Potete ascoltare il pezzo e la sua storia nella puntata n. 21 dei collegamenti con "Radio Vita".  Il contatto di Don Mario passatomi da Don canuto Toso (fondatore della “Trevisani nel mondo”) è per me molto prezioso: Lui ha molti contatti con comunità di indios locali.
 
Lo stato di Amazzonia a differenza di altre regioni del Brasile non presenta una caratteristica musicale ben specifica.

I generi musicali che si ascoltano da queste parti sono arrangiamenti personalizzati di generi provenienti per lo più dal famoso nordeste brasiliano. Ecco quindi che anche in Amazzonia si festeggia il Bumba meu Boi (vedi post: Bumba meu Boi), si balla la Ciranda (vedi post: Riassunto pernambucano III) si suona il Carimbó (vedi post: Marajó, Carimbó, Timbó) ed il Forró. Tutti da queste parti sostengono fermamente che questi generi hanno poco a che fare con gli omonimi nordestini. Diciamo quindi che sono dei "lontani parenti". Io così penso che la vera musica tradizionale, popolare, folklorica dell´Amazzonia sia la musica degli indios. Questo è comunque un argomento abbastanza dibattuto e sicuramente qualcuno potrebbe lanciarmi peste e corna per quello che ho appena scritto.  

La questione degli indios a Manaus, e pare in tutto lo stato di Amazzonia, è assai delicata. Innanzitutto il termine “indio” è spesso usato da questa parti per indicare una persona che non lavora, che veste male e che ha poca voglia di fare. L´indio sarebbe un fanullone, sfaticato e povero. Nulla a che fare quindi con il valoroso guerriero della foresta che resiste ai vizi e ai difetti della società moderna. Questa funzione così dispregiativa, attribuita a questa parola, ha creato e crea tutt´ora diversi problemi a quegli... indios che entrati inevitabilmente in contatto con la "civiltà moderna" vorrebbero integrarvisi. 

Io con Yu-u quesique comunitá Tikuna

foto: AMILCIAR GUALDRON www.flickr.com/photos/amilkm

Grazie a Don Mario Pasqualotto vengo presentato a due operatrici del CIMI www.cimi.org.br che mi permettono così di andare con loro a visitare una comunità indios situata ai margini di Manaus chiamata "Tikuna", che è anche il nome dell'idioma che i suoi abitanti parlano e cercano di preservare http://www.proel.org/mundo/tikuna.htm

La comunità è un insieme di casupole in mattone sistemate in un avvallamento della città. Noi entriamo in un edificio visibilmente più nuovo del resto delle case. Si tratta di un centro culturale costituito da poco, che ha diverse finalità di preservazione della cultura Tikuna. All`interno, alcune vecchie stanno preparando oggetti di artigianato indigeno (una delle maggiori attività redditizie della comunità) con materiali provenienti dalla foresta. Bambini bellissimi schiamazzano giocando con un aquilone. Le due operatrici del CIMI mi presentano il cacique della comunità: "Yu-u" questo il suo nome in Tikuna (Domingo il nome in portoghese) è un uomo sulla quarantina, con lineamenti molto particolari e un po' orientali. Ci accomodiamo su delle sedie disposte in cerchio: io, lui, le due operatrici CIMI e un altro uomo della comunità. Cominciamo a conversare, io spiego che cosa sono venuto a fare qui e quali sono le finalità del progetto. Inizialmente Yu-u sembra totalmente annoiato, disinteressato e quasi spazientito per la mia presenza. È seduto proprio davanti a me a pochi metri, ma evita di guardarmi e di parlarmi.  Ad ogni mia proposta di collaborazione mi risponde indirettamente dicendo ad una delle operatrici CIMI di riferirmi che non si può, che se voglio ascoltare della musica devo andare domenica nella piazza dove si esibiranno. Io spiego che posso comprendere il portoghese e che non sto cercando una esibizione per turisti, ma qualcosa di più profondo.  Racconto di altri incontri con indios che mi hanno lasciato l'amaro in bocca e che non voglio ripetere l`esperienza (vedi post: Il cuore della musica). Yu-u sembra non sentirci. Io allora non insisto più. La conversazione si sposta verso altri argomenti e io ascolto in un silenzio rassegnato. Poi d'un tratto Yu-u prende il sopravvento sulla conversazione e comincia a parlare a me direttamente. Non so quale sia stata la molla che ha fatto scattare il meccanismo, ma all'improvviso si è completamente aperto raccontandomi la sua storia, quella della sua aldeia e molte curiosità ed informazioni che mi hanno fatto meglio comprendere la situazione degli indios.

 

"Quando sono arrivato qui a Manaus provavo vergogna a dire che sono Indio" ...Parlavo solo con il capo del mio lavoro e ho imparato il portoghese in fretta dimenticando il mio idioma...Poi ho conosciuto il CIMI e queste persone mi hanno fatto capire il valore della tradizione e l´importanza di preservare la mia cultura ... Prima ero solo e pensavo di farcela, poi ho capito che da solo non sono nessuno e allora ho cominciato a raggruppare tutti i membri della aldeia "spaiati" per la città per formare un gruppo forte che provasse orgoglio nell´essere Tikuna"; ecco così che Yu-u viene nominato cacique della comunità e con l´aiuto del CIMI e di tutti gli abitanti della comunità dà vita a questo centro culturale, dove professori indigeni insegnano a parlare, leggere e scrivere portoghese e Tikuna ad adulti e bambini. Ha formato un gruppo "Wotchimaucu", che esegue canzoni e danze originali composte dalla comunità che si esibisce spesso nella città. 
Faccio una domanda forse un po' ingenua e azzardata, chiedendogli come mai ha deciso di lasciare l´aldeia nella foresta per stabilirsi qui in città. Lui mi risponde: "Per dare una vita migliore ai miei figli".
 
Aldeia Tekoa Koenju (Rio Grande do sul, Brasil) nota la antenna parabolica
Amici di Manaus che sono coinvolti in progetti di ricerca o lavori con comunità indigene, mi hanno spiegato che quando gli indios entrano in contatto con la società moderna (evento più indotto che voluto) cominciano a conoscerne le "comodità"  e a.. desiderarle.  Ecco che anche le aldeias in mezzo alla foresta cominciano a fornirsi di corrente, televisione, telefono, satellite...  Yu-u mi racconta che ora la sua aldeia ha più comodità della comunità nella città! Cresce in questo modo il bisogno di denaro per procurarsi la propria parte di tecnologia e così arriva il lavoro, il contatto, il confronto, il bisogno di conformità, di educazione, di integrazione.  Questa sequenza diventa spesso un vortice pericoloso che porta alla svalutazione della propria cultura e in certi casi alla rinnegazione di essa in cambio di una vita più comoda nella civiltà dei bottoni.  
Yu-u ha capito in tempo l'importanza di non perdere e di non perdersi ed ora con la dignità che deve portare un vero cacique, si batte per preservare e proteggere le sue vere origini ed il valore nobile del suo essere indio.
La canzone che metto qui sotto si intitola "Canto da Nossa Terra". È una canzone composta da Yu-u e suonata dal gruppo da lui creato. A differenza delle comunità che ho visitato fin ora (vedi post: Il cuore della musica e Tekoa Koen ju) lo stile risente notevolmente delle influenze musicali occidentali. Pare una tipica canzone usata nelle funzioni religiose cristiane. L`idioma è in Tikuna. Gli strumenti usati sono chitarra acustica e tambores. Le voci maschili e femminili a differenza delle comunità che ho visitato, non cantano all`unisono, ma per intervalli di terza. La danza per questa canzone è individuale ed eseguita da sole donne che alternano prima in avanti poi indietro la gamba destra seguendo il ritmo del pezzo. Durante la visita alla comunità ho ascoltato anche altri pezzi utilizzati in occasioni di specifici rituali, come ad esempio quello della "moca nova", dove si festeggia il passaggio della donna allo stadio adulto quando arriva la prima mestruazione. In questo caso, la musica è ben diversa da questo pezzo, e assume sonorità molto più "indigene" con l`utilizzo di strumenti per lo più di percussione.

TRADUZIONE DEL TESTO
Che bello. Se tu conoscessi la nostra terra santa dove gli maguta sorgevano.
Nel paradiso dove i Tikuna nascevano, dove noi sempre viviamo. Sempre andiamo.
I nostri rituali tradizionali. Manteniamo sempre i nostri costumi lasciatoci dall´eroe creatore degli uomini, Nguta.
RINGRAZIAMENTI: Don Mario Pasqualotto, Don Olindo, Yu-u e tutta la comunità Tikuna, le operatrici del CIMI, i ragazzi della Fazenda Esperanza (in particolar modo Adriana), Marcia Meneghini, Patricia Colares, Satya, Marcia e Rafaela.
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