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Archivio Io Suono Italiano ?     archivio dal tango alla musica caraibica

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Una kermesse di musica, gruppi ed incontri quella di “Valfino al Canto”, IV edizione della festa della musica di Arsita (TE). “Il Cammino della Musica” per la prima volta nel viaggio, veste i panni di “Media Partner” occupandosi di diffondere nell’etere i momenti cruciali della festa e trasmettere le dirette dei concerti nel blog con C6.TV.
La direzione artistica, ben interpretata da Marco Magistrali e Gianfranco Spitilli (www.bambun.webnode.com) ha saputo sapientemente offrire al pubblico di Arsita numerose opportunità culturali di ottima qualità, momenti di ascolto, di riflessione e di divertimento, che non sono mai mancati dall’alba all’alba dei tre giorni di celebrazione. Direi che quella di Arsita è una festa dove serietà e pazzia convivono senza litigio.
Ad aprire la fasta il 9 agosto la folle processione della santa Flurijì (fiorire), protettrice della festa, dei suonatori e di tutte le fioriture, bardata di lucette elettriche che alterano la luminescenza della sua santità: “Ce la siamo inventata nel 2007, e da allora Arsita ne richiede la presenza. L’anno scorso un paesano volle pure mettere un banchetto con un offerta di vino per la santa e i suonatori, e il gesto che la santa fa di roteare la mano in segno di saluto viene a tratti ripetuto dalle genti che stanno in strada quando passa… insomma ci siamo inventati un bizzarro culto. Non è una divinità pagana, un anno fu accompagnata da me vestito da Sant’Antonio Abate, altre volte da un pazzariello banditore, altre dal Don Filippo Lanci vestito da intermesolano del ‘700 che declamava improvvisazioni in rima in suo onore. L’anno scorso abbiamo pure fatto e distribuito delle specie di santini” mi racconta Gianfranco.
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La processione che normalmente partiva dalle scuole in direzione del centro storico, ha quest’anno invertito il tragitto: il centro storico terremotato non può essere attraversato, quindi la santa, anche simbolicamente, esce dal cuore del paese desolato in direzione della festa, accompagnata dalla “Bellante Sband” che interpreta una particolare marcia dei bersaglieri, dai magnifici  pupazzi del Teatro del Corvo di Ovada (AL) e da tutto il gaio popolo di Arsita.
Il terremoto ci ha anche costretto a cambiare le varie location culturali, ma questo ci ha permesso di rinnovare la festa e darle nuovi significati” mi racconta Francesco Ferrante che assieme alla moglie Caterina Cacciatore e all’ Associazione Altofino animano da 15 anni Arsita. “Quest’anno infatti abbiamo optato per sistemare le bancarelle di cibo e alcool lontano dai concerti e dalle vie del paese creando una sorta di selezione naturale tra chi vuole godersi la musica e chi invece la birraLa volontà di Francesco è quella che “Valfino al canto” rimanga una festa popolare paesana, senza deragliare nel tempo, come spesso accade per questo genere di manifestazioni, in mega festoni che cedono l’aspetto culturale a quello commerciale attirando incontrollabili bolge umane.
Le vie del paese sono animate dai vari gruppi invitati, provenienti “dalla Val Fino, delle valli vicine e da altre più lontane, dove non si vede il Gran Sassoed il mio passeggiare senza meta è puntellato da incontri che mi sbalzano la memoria a formidabili esperienze vissute durante questo cammino della musica. C’è Giannina Malaspina, anziana cantastorie che avevo incontrato a Garrufo di Campli (TE) (vedi “Il Cantastorie ritrovato”), trascinata qui dal nipote Francesco di Carlo suo nuovo compagno di musica. Giannina mi ha trattenuto una notte intera con i suoi racconti nostalgici, a tratti le scendono le lacrime, poi affronta la platea cantando un pezzo su Sant’Antonio, uno di quelli che faceva un tempo con il marito per le case e diventa un “animale da palcoscenico”. Fantastica la scena quando alcuni abitanti di Arsita ai quali Giannina faceva visita, la riconoscono e si emozionano.
C’è Raffaele Inserra con le sue magiche tammorre (vedi “Cantà 'ncopp'o tammurro ! La Tammurriata”) sarà lui con la sua “Paranza dei Monti Lattari” a far scatenare la folla in balli ritmati dalle castagnette. Un mattino è venuto con Biagino vedi “Crisi da Percorso” a bere un caffè al camper del cammino della musica, non ho capito molto di quello che diceva, ma ha così risuonato la sua tammorra che mi aveva regalato a Scapoli.
Immancabili “Li Sandandonijrë” di Penna S. Andrea (TE). Incontrati, trasmessi, filmati numerosissime volte dal cammino della musica (vedi “Festa a Penna Sant’Andrea”, “L’energia della tenda”, “Italiani popolo di romantici”) che tra le altre hanno cantato “La Buonasera”, uno dei canti che il gruppo fa entrando nelle case i giorni precedenti la festa di Sant’Antonio Abate.
Onnipresente attivo e auditore Danilo Donninelli, brillante tamburellista marchigiano, incontrato innumerevoli volte durante il cammino (vedi “Addio alle Marche con saltarello”, “Videodimostrazione di Saltarello marchigiano”, “Il popolo del Cantamaggio”). Abbiamo deciso di non darci più l’addio, tanto sarebbero parole sprecate, ci ritroveremo sicuramente alla prossima festa.
Il 12 agosto al mattino Arsita è semideserta, qualche stoico festaiolo vagabonda ancora per le vie pensando chissà a che cosa, qualcun altro si “riposa” esanime nelle panchine, Giannina invece che è andata a letto alle 3 è già in piedi e canta seduta su una sedia vicino all’osteria del paese.
Al prossimo anno.
Ringraziamenti: Gianfranco Spitilli, Marco Magistrali, Caterina Cacciatore, Francesco Ferrante, Silvia de Chirico (fotografa), Ermanno (ha reso possibile le dirette televisive cedendo la sua linea internet che vagava per la piazza di Arsita)
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Madonna di Materdomini

La domanda che più mi frullava in testa fin dalla partenza del cammino era: "Dove passerò il ferragosto?" Tutta l'Italia musicale offre il meglio di sé proprio in questo giorno e gli addii declamati fin ora nelle tappe raggiunte erano seguiti da "torna a trovarci a ferragosto che qui facciamo una festa bellissima". Devo dire che la mia indecisione unita all'eccessiva offerta di presenza, mi ha creato spesso momenti di frustrazione. Così un po’ per disperazione, un po’ per non offendere nessuno, ho deciso di trascorrere questo periodo slegato dal progetto e legato ai miei istinti personali. Diciamo pure che mi son preso anche io una vacanza.
Ciò significa che in questo post non scriverò, come ho fatto fin ora,  un reportage su una cultura musicale; mi limiterò però ad inserire due schegge dei momenti trascorsi e spiegarne l’essenziale.
La notte del 14 agosto è stata la Madonna di Materdomini a guidare me e i miei amici campani a Nocera Superiore (SA) per passare una notte tra la sacralità del santuario e la profanità della tamurriata. Orde di paranze di suonatori invadono il piazzale ed il sagrato della chiesa; per tutta la notte fino all’alba si creano cerchi di musica un po’ ovunque, si può ascoltare la giuglianese, la pimontese, quella dei monti lattari, canti a fronna di limone… mentre migliaia di fedeli entrano nel santuario a baciare la Madonna. Marco mi racconta che fino a due anni fa la tammurriata si suonava dentro le mura sacre, ora pare che non si possa più fare...

Il giorno di ferragosto invece è stato affrontato degnamente con la consueta mega abbuffata, seguita da uno degli appuntamenti più attesi dai suonatori e adepti della tradizione musicale campana: la festa di Biagino. Di lui ho sentito parlare fin dal primo giorno del mio arrivo in Campania (vedi Cantà 'ncopp'o tammurro ! La Tammurriata ) come di uno tra i più stimati e sapienti cantori campani. Biagino ogni anno dal 14 luglio istalla la Madonna dell’Assunta nella piazzetta di San Marzano (SA) e  la omaggia di abbondanti doni floreali e canti sacri. Il 15 di agosto tutto questa devozione sfocia in una grandiosa festa di tammurriata, dove anziani, giovani e bambini si scatenano in balli sfrenati e canti che di sacro hanno solo la loro bellezza. Si tratta di una festa per tutti ma molto intima, alla quale pochi hanno l’onore di partecipare. Coperte appese ai balconi delle case, popolo rumoroso tra viuzze strette da fatiscenti case illuminate da una luce irreale, decine di castagnette che battono nelle mani dei danzatori, femminielli, vecchiarielli, tammorrari e la Madonna che osserva senza dire nulla. Poi alla fine un canto devozionale di ossequio alla Vergine e la festa anche per quest’anno è finita.

 

Un ferragosto azzeccato, un ritorno tra bellissima gente e un’evocazione ad emozioni che solo nel lontano Brasile avevo vissuto.

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Alcuni momenti della diretta che ho fatto a Alessandria del Carretto (CS) per il Festival delle culture tradizionali RADICAZIONI. Segui le dirette del cammino della musica su www.ilcamminodellamusica e su www.c6.tv

Vuoi saperne di più riguardo Radicazioni, Alessandria del Carretto, "I dimenticati" (il film girato da Vittorio de Seta)? LEGGI QUI 

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Naples, Gragnano: the view from up here reminds me Rio de Janeiro: the sea, the city, the mountains in a rapid and spectacular sequence! Instead it is the Gulf of Naples and from here you can see Ischia, Procida, Sorrento and the Vesuvius. I'm in the lab of two of the most popular and feared tammorrari of Lattari mountains and Campania in general: Raffaele Inserra and Catello Gargiulo. The atmosphere is like a far west place with cactus, cow skulls, piles of wood, in reality this so fascinating place is a recreational center for children with social problems who can be educated through the absorption of the cultural lifeblood of this area : the land, its products and tammurriata. Here children learn to build and play tammorra, cultivate the land with local products and breeding animals of various kinds. This is the social project of the two Neapolitan musicians gathered in the cultural assocition "Incanti”. VERSIONE IN ITALIANO - VERSIÓN EN ESPAÑOL

The sound impact that follows the song a 'Fronna' or more accurately 'fronn' and 'lemon' (lemon frond), together with the striking vision that was in front of my eyes, was devastating. The reiterated vibration of the drum makes this form of accompanied singing both hypnotic and enthralling.You do not feel the need of other sounds, even if often organs, putipù, gypsies trumpet (marranzano) and tricchebballacche enrich the song, but the singing and the drum are the two reigning elements, independent from the rest and indissolubly dependent one to the other. Of course not everyone is capable of such wonders, although according to Raffaele and Catello recently there are tammorra players everywhere, and you could think it is easy beating on a drum while singing, however, some impacts can be reached only with many years of experience, especially of traditional knowledge through the observation of previous generations and sharing with them. Without these elements, you are not doing Tammurriata, but one thing from the scratch, with no precise meaning, without an identity and very bad for the true tradition. "This is a thousand years tradition but the origin is always very clear," Catello said "and when you hear an old man singing it is not just that he can sing but he sings with the experience of all those that came before him, and this can be recognized in the richness of the sound in the performance ... when you create something new without respecting the past, all this is lost.

To live a tradition means to be able to interpret the sounds of the past and give them a consistent meaning in the present.This is why the middle class, who was born under different standards compared to the peasant society, can never play the tradition if they do not try to understand the codes that have created it.

All this can be also applied to the tammurriate dance that today got forms and codes certainly different than the past when it was not socially accepted a "provocative" physical contact between the dancers. Today these tabu have obviously disapperead, the risk is once again to create a new form of dance, free from the "purity" of the past. Only with wisdom and respect you can adjust a movement mainly related to traditional rural codes to a modern social dimension that admits new behavior without popularizing the value.
Raffaella Coppola and Maurizio Graziano Pollicino know it very well. They are the dancers I met in the past days in Campania (see photo and video below). Raffaella told me that during a party an old lady dancer of the village has proclaimed her the worthy successor.
So if you will have the opportunity to spend some time in these areas and attend a country event where they dance and play until late at night, enjoy the feast and be carried from the energy of tammurriata and the hospitality of the players , dancers, singers, but try also to understand between them who is celebrating a tradition or just venting some personal repressions through the imitation of something that did not belong to him at all. You don’t need to be ethnomusicology experts or Napolitain ... this feeling is clearly felt and comes straight to the heart, it is not explainable in words, it is simply in the vibration of the drum that is accorded to the voice and translated into movement.
 
text Andrea Zuin - subtitles by Anna Finotti
Thanks to: Raffaele Inserra, Catello Gargiulo, Raffaella Coppola, Maurizio Graziano Pollicino, Pietro Pisano, Marco Limato, Zi’ Giannino, Zi’ Rocco, Peppino di Febbraio, Raffaele’s wife, Iram, Fabrizio, Zeus, Dario Mogavero, Marilù Toledro, Alessandra Dell’aglio, Enzo, Domenico, Carmine Carbone and family, Giovanni Vacca.
 
 
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I am in Alessandria del Carretto (CS)in the middle of the Pollino National Park. Here a growing group of women dedicates part of the year thinking about how to adorn their crowns in honor of the Madonna of Carmine. These are real devotional works of art made following specific construction rules (mostly local rules). There is space for a moderate creativity  which is never intrusive and... heavy: in fact the women parade during a dancing procession for six hours taking the crowns on their head.

VERSIONE IN ITALIANO - VERSIÓN EN ESPAÑOL

The procession begins in the evening of 23rd of August, when Margaret tells me to follow her in the house to take the crown. This is the first time for her, she made a beautiful red coloured crown, different from the others: "Those of Plataci (village Arbëreshë CS province) have this squared shape ... for me it was a coincidence, because my father is from Plataci and almost unconsciously I created a mix of the typical shapes of Plataci and Alessandria. " Her mother is waiting for her with the new crown on her head and barefoot: "This year I decided to perform the whole procession barefoot as a sign of devotion". Women, who were looking at her curiously, later told me that once there were many barefoot women; anyone who had a vote walked barefoot and stripped of the wedding dress in front of the Virgin Mary.

We leave from Margherita’s house followed by a small procession of bagpipe and tambourine musicians. In the first part of the festival there is the search of all the crowns present in the streets of the village. After a few meters walking we already see the first one: she is Angela with its crown that represents the dome of a church. The two crowns meet each other and dance together a tarantella, then they continue the way until the group will be completed. This year there are six crowns. They will be kept in the church until the next morning.
 
        press "cc" for subtitles in all languages

At 9.00 a.m., the women dress the Virgin Mary, they take her on their arms and leave for the long pilgrimage. The village is celebrating, there's the band in front of the procession followed by the group of women dancing with crowns, the group of players, the women carring the Virgin Mary and the whole village behind. In six hours they will be visiting every house in Alessandria. Someone offers refreshments to the tired women, others make generous offerings to the Virgin Mary and recite prayers, others follow the procession from the balcony of their house.
The music alternates between a powerful whole band and a miserable group of bagpipe and tambourine players. Unfortunately a few days ago in Alessandria there was a mourning, and so now the players prefer not to play. In this trip I have lost a lot of opportunities due to the mournings, I cannot bear them anylonger.
The choral performance of the crowns is beautiful, women compete to wear one crown so the "owners" can rest and dance the tarantella more relaxed. This year also Isabella tries. At first she hesitated, perhaps she was afraid to fall and break the crown, or perhaps she was not sure to be ready ... to parade with the crown for the Virgin Mary is an important opportunity full of deep meanings. I watch her when she takes Margherita’s crown, I turn off the camera and I enjoy this scene without filters. Isabella hesitating calibrates the weight in the head and starts, she made it, she is ready and triumphant.
 
This year there is also a man with the crown on his head; this is an extraordinary fact, the Madonna of Carmine is a purely feminine festival, but that crown is an historical one and belongs to a woman who has always participated in the procession, this year she can not do it because she is ill, he is his nephew.
The procession continues, the women seem to be full of energy instead of beeing tired and continue to dance nonstop. It is evening, we reach the church, last spark of joy, then the Virgin Mary is undressed and the crowns put away until next year. Women are betting that there will be many more, and Alessandria goes back to its calm.
 
MORE PICTURE (those above have been taken by Paolo Napoli)
VERSIONE IN ITALIANO - VERSIÓN EN ESPAÑOL
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Thanks to: the women of the crowns, Paolo Napoli, the City Council of Alessandria del Carretto, Mimma, Andrea the one of the accident and Giusi Duino. The staff of Radicazioni, Sandro Brunacci, Alessandro Adduci, the whole Alessandria. 

Subtitles: Giulia Forlivesi

 
 
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Il video che propongo è per la prima volta in questo progetto incentrato sull’analisi di uno strumento in particolare. Potrebbe sembrare un lavoro dedicato a pochi addetti al settore, ma ho selezionato le immagini e ho cercato di mantenere comunque un linguaggio e un’ironia di fondo che lo renda fruibile a tutti. Il montaggio è frutto di riprese fatte in diverse occasioni durante quest’ultimo periodo di viaggio tra la zona del Pollino, della Calabria, della Basilicata e della Campania. In queste zone è molto diffusa la zampogna, uno strumento che presenta differenti peculiarità in base alla zona in cui viene costruita. L’intervista è incentrata sulla cosiddetta zampogna “a chiave” caratterizzata da un particolare meccanismo in metallo (la chiave) inserito nella parte bassa della canna più lunga, che serve da prolungamento per la chiusura dell’ultimo foro altrimenti irraggiungibile dal dito della mano. Le più corta fra le quattro canne di questa zampogna è chiamata “Sc’kantillo” (nella zona del Pollino) e la nota che produce (la più acuta delle quattro) serve da intonazione per un tipo di canto chiamato per l’appunto “a Sc’kantillo”, che potete ascoltare nella prima parte del video.

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Sandro Brunacci, costruttore di questo tipo di zampogna e degno erede del Maestro Lanza, mi spiega che in teoria il canto dovrebbe snodarsi sulla stessa altezza dello Sc’kantillo ed essere quindi eseguito in falsetto. Quello che ho registrato ad Alessandria del Carretto (CS) è interpretato da Alessandro Adduci alla voce (vedi www.idimenticati.splinder.com) Sandro Brunacci alla Zampogna e Vincenzo De Palmis al tamburello, dentro le umide mura de “La taverna del prete” una fantastica cantinetta che svolge la sua attività enologica per soli tre giorni, allestita in occasione del festival delle culture tradizionali “Radicazioni” (vedi: Diretta da Alessandria del Carretto). Alessandro Adduci, mi confessa che al momento dell’esecuzione era molto emozionato in quanto questa serenata la cantava suo nonno e fino ad ora non la aveva mai cantata in pubblico, tantomeno sotto l’occhio antipatico di una videocamera. Grazie agli amici presenti, al clima di festa, all’atmosfera della cantinetta e al suo vino, il canto a Sc’kantillo che ne è uscito ha suscitato l’approvazione di tutti i fortunati avventori. Nel testo della serenata, il cantore ringrazia familiari e parenti dell’amata prima di proferire parole d’amore alla donna. Pare che la pratica d'eseguire questo canto in occasione di sposalizi sia ormai in estinzione, ma ad Alessandria del Carretto c’è gente pronta a giurare che ben presto squadre di musicisti e cantori invaderanno ancora i cortili sottostanti i balconi, dai quali si affacceranno fortunate spose . 

Ringraziamenti: Sandro Brunacci, Alessandro Adduci, Prof. Vincenzo La Vena, Antonio Arvia e i ragazzi che suonano con lui, dei quali non ricordo il nome ma lo scoprirò, Paolo Napoli.

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20/09/09

Un lembo di... mare ci separa; la guardo dall’altra sponda e lei sembra guardare me, è vicinissima, è la Sicilia.

Da qui sembra ancora più vicina, una nuotatina. In realtà sono tre km, quindi meglio che li faccia con il camper; con il camper sopra una barchetta naturalmente... Però aspetterò ancora qualche giorno, in realtà dovevo attraversare oggi lo stretto per incontrare i miei contatti a Enna, ma poi dovrei tornare venerdì per la festa degli zingari a Riace (RC).

Un po’ per pigrizia, un po’ per motivi economici (l’attraversata in camper costa più del previsto) ma un po’ anche per l’aspetto emozionale del gesto, aspetterò lunedì. La Sicilia rappresenta l’ultima tappa del cammino prima di cominciare la risalita, il dietro front, il ritorno (seppur in tempi comodi).
La guardo e già mi manca, strano no? Ne sento già la mancanza!! Mi sembra di esser al di qua, a salutarla dopo una lunga esperienza, a darle il mio addio come faccio in genere con gli altri paesi che lascio e gli strascichi che rimangono. Quindi me ne sto ancora un po’ qui a guardare questa terra illuminata da un raggio di sole che perfora le nuvole e pare ammiccare; e a gustarmi questo momento che forse, non vivrò mai più.
Sicilia aspettami.

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Tanta acqua e delusione alla festa degli zingari di Riace. Il maltempo ha fatto man bassa di “rote” e tarantelle lasciando appena lo spazio per l’irremovibile processione dei santi Cosimo e Damiano patroni di Riace, protetti da un grande telo di nailon e a loro volta protettori dei nomadi. Nonostante la pioggia tuttavia decine di fedeli hanno percorso lunghi pellegrinaggi dai paesi limitrofi anche di 40 km per giungere al santuario di Riace  e centinaia i fedeli che hanno seguito la processione sotto un’incessante cascata d’acqua.
Gli zingari non se la sono sentita di aprire come di consueto la processione con i loro balli e le travolgenti musiche, mettendo a tacere quindi la parte pagana della festa. Peccato, i racconti su questa celebrazione mi avevano veramente incuriosito.
Sconsolato e inumidito ho così deciso di lasciare Riace per approdare in Sicilia.
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05/10/09

Sortino (SR) è una delle città del miele italiano. Ogni anno qui si celebra la festa del miele, un evento che raduna tutta la vallata dell'Anapo. Quest'anno tra le varie proposte culturali c'è anche Matilde Politi www.matildepoliti.com che canta con Clara Salvo canzoni di protesta e di tradizione siciliana.  

Dopo il concerto io e i due amici ennesi Roberta e Andrea, andiamo a conoscere le due artiste e comincia così la nostra serata di musica che finirà solo alle 6 del mattino..

 La prima registrazione della Sicilia si chiama "Amuri" ed è un canto tradizionale d'amore. Appena l'ho sentito suonare dall'alto della rocca di Enna mi ha rapito e subito lo condivido con voi. Alla voce Roberta Gulisano, alla chitarra (la mia) Francesca Incudine. Buon ascolto

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