Giovedì 3 febbraio alle ore 11 messicane (18 italiane) sarò in diretta su Radio Opus 94.5 da Città del Messico. Racconterò il viaggio di un anno in Italia attraverso le registrazioni che ho raccolto.
Jueves, 3 de febrero a las 11.00 de Mexico voy a estar en vivo en Radio Opus 94.5 de Ciudad de México.Contaré el viaje de un año en Italia a través de las grabaciones que he recogido.
01-02-11. Oggi pubblico una bellissima canzone che ho registrato in casa di Emilio Perujo, un musicista che ha un gruppo di Mariachi tradizionale. Speravo di conoscere il gruppo al completo, ma alle preve c'erano solo 3 elementi: María Perujo (cantante), José Luis Perujo (violino) e Emilio alla chitarra.
La conversazione: sicuramente ritornerò, ma la serata è stata comunque produttiva: il trio mi ha suonato dei pezzi molto caratteristici della tradizione messicana, alternando le note ad una piacevolissima conversazione bagnata da dell'ottima tequila. La conversazione in questa parte del mondo è molto importante e raggiunge livelli di comprensione e di comunicazione molto alti.
Tornando alla musica: la canzone che sta qui sotto si chiama "La Bruja" (la strega). E' una canzone dello stato di Veracruz Sud-est del paese. A Veracruz è molto diffusa la stregoneria. Nella città di Catemaco si organizza tutti gli anni un festival de la brujeria nel quale si riuniscono chamanes, curatori, stregoni di magia bianca e nera. Forse andrò a fare una visita in questi giorni.
Donna Strega: nell'immaginario collettivo "strega" è anche sinonimo di "donna" nel senso buono e cattivo. Analizzando il testo di questo pezzo ci si rende conto che i doppisensi sono numerosi: la bruja di questa canzone è una donna "poco di buono" che succhia "il bambino" (nella credenza popolare le streghe sono attirate dal sesso dei bambini), più tardi la bruja viene mledetta perchè succhia l'ombellico a suo marito, ma pretende anche di succhiare il protagonista dela canzone, magari trasformandolo in una pietruzza per renderlo indifeso.
Testo: che bello è volare alle due del mattino, volare e lasciarsi cadere, tra le braccia di tua sorella, quasi mi viene da piangere. Mi prende la strega, mi porta a casa sua, mi trasforma in un vaso di zucca. Mi prende la strega, mi porta sulla collina mi fa sedere sulle sue gambe, mi da dei baci. Ay mi dica, quante creature si é succhiata? Nessuna, non vedi, che voglio succhiare solo te. Ho litigato con la strega, nel mezzo della savana. Mi ha detto che mi avrebbe messo una iguana nella pancia che mi avrebbe morso. E adesso si maledetta strega, ti sei gia succhiata mio figlio, e adesso vai a succhiare l'ombellico a tuo marito. Mi prende la sterga, mi porta a casa sua, mi siede sulle sua gambe e mi da da mangiare. Mi prende la strega, mi porta di là, mi siede sulle sue gambe e mi dice già vai.
16-01-11. Oaxaca, Mexico. Uno dei motivi principali che mi ha spinto in questa città (oltre la musica) è la sua curiosa gastronomia. A Oaxaca ci sono tre grandi mercati, si può trovare di tutto: frutti esotici, pesci strani, carni di discutibile provenienza, amuleti per l'amore, il sesso, la fortuna e qualsiasi cosa ti passi per la testa. Mille odori, sapori, colori, visioni, suoni. Ma la mia missione è una sola: LOS CHAPULINES. Stringetevi lo stomaco!! version en espanol
Mi trovo a Oaxaca una bellissima città coloniale del sud del Mexico. Qui si respira un'aria frizzante, il cielo è azzurro intenso, lo smog del traffico è spazzato via dal vento caldo che sembra accarezzarti. Qui mi sento a mio agio. A Oaxaca come in ogni altra città mexicana una delle cose che mi ha più colpito è la massiccia presenza di chiese, bellissime ed imponenti, zeppe di ricchezze e rarità, colorate e sfarzose.
Nel piccolo pueblo di Cholula (Puebla) si dice che ci siano 365 chiese, in realtà questo numero corrisponde ai luoghi di orazione e le chiese vere e proprie sono una cinquantina in una città di 100.000 abitanti. La più grande è stata costruita sopra la piramide più grande del mondo… per me, il mero simbolo di annichilimento totale di una cultura.
L’eterogeneità culturale di Oaxaca è davvero complessa, le minoranze etniche indigene sono numerose e ognuna mantiene il proprio idioma e costume, ma ogni pueblo ha il suo tempio cattolico e gli indigeni sembrano essere molto devoti. Usualmente entro nel tempio per riposare un po’ la mente e ammirare le raffinatezze dell’arte che contiene, poi all’uscita il “contrasto mendicante” fa presa sulla buona fede dei fedeli e ogni volta mi attraversa il cervello la stessa domanda: com’è stato possibile che il cattolicesimo essendo una religione imposta sia arrivato ad essere così venerato dai cuori degli indigeni? Oggi ho visitato il museo di antropologia di Oaxaca e ho trovato la risposta su una targa che spiega l’evoluzione sociale di questo paese, dice così: lareligione che oggi prevale nello stato di Oaxaca è il frutto delle sofferenze del secolo XVI, della necessità che sentivano quelle persone di dare un nuovo senso alla loro vita, di quello che decisero di adottare fra tutto quello che gli insegnavano i sacerdoti.
Oggi, in ogni celebrazione e festa messicana è molto evidente il profondo sincretismo culturale avvenuto nella storia. Quando documento queste “tradizioni mutate” rimango sempre un po’ perplesso, ma è anche divertente captare la bellezza dell’interpretazione originale e assolutamente anticonformista al dogma imposto… spero di mostrarvelo nei prossimi reportage.
Una delle spiaggie piu belle che abbia mai visto; si possono vedere balene e delfini; al mattino presto le urla delle scimmie ti svegliano e si mischiano a quelle dei tucani e mille altri uccelli tra cui i fastidiosissimi e banalissimi galli.
A parte questa nota stonata, tutto e' una meraviglia. In fronte alla mare ci sono numerosi bar dove servono pietanze e bibite esotiche a buon mercato. La forza dell'oceano Pacifico crea un gioco di onde imponenti e rumorose, temperatura perfetta. Bella gente e tanta festa.
Non ci sono alberghi a 5 stelle, solo qualche baracca o posadas con brande e amache. Fantastico. e' un posto abbastanza disperso e ancora vergine.
Staro' qui qualche giorno con degli amici messicani. Poi mi inoltrero' nella sierra di Oaxaca, per documentare una festa che dura 6 giorni. Mi ha invitato un indigeno che ho conosciuto a Citta' del Messico.
Ora pero' mi rilasso qui, con tutto quello che sognavo di vivere in questo periodo dell'anno. Sto alla grande.
24-12-10 Sono a Chipilo (Puebla, Mexico) e sto in una famiglia tipicamente italiana. Chipilo è una città che è stata creata da una comunità veneta di Segusino nel 1882. Oggi a distanza di più di 100 anni, succede una delle cose più strabilianti che abbia mai incontrato durante i miei viaggi: parlano tutti il dialetto veneto, per le strade e nei bar, i vecchi ma a gran sorpresa i giovani. Questo significa che il dialetto è l'idioma principale, poi c'è lo spagnolo. Qui si gioca a bocce a rigoletto si mangia la polenta e los tacos. E' il perfetto equilibrio tra tradizione italiana / veneta e assimilazione della cultura mexicana.
Passerò il natale con questa comunità, mi sento infatti un po' in famiglia e presto pubblicherò qualcosa su questo miracolo. intanto..
Mexico City è una città di 9 milioni di abitanti situata a 2240 metri dal livello del mare. Bastano questi due dati per dare l’idea di quanto possa risultare strano ad un europeo trovarsi in questa città. Ciudad del Mexico ti mette a dura prova. Il clima è caratterizzato da una forte escursione termica che va dai 25° di giorno ai 5° la notte. L’inquinamento accentuato dall’aria rarefatta ti scende nei polmoni e ti fa tossire. Il traffico è quello di ogni metropoli latinoamericana: frastornante e polveroso. Poi.. odori di tutti i tipi, colori emozionanti, facce indigene, costruzioni imperiali, case fatiscenti, quartieri tranquilli e colorati e bolge infernali.
La cosa che più mi ha affascinato in questi pochi giorni è stata la cucina. È un’esperienza profonda in gusti che mai prima avevo provato. Piccantissima. Però è anche molto pesante e la mia ingordigia oggi mi ha incastrato a letto con problemi di pancia.. mannaggia!!
Beh, ora sto meglio e ho anche le forze per scrivere qualcosa, quindi riprenderò a mangiare presto. I primi contatti si sono rivelati così accoglienti e amichevoli che già dopo tre giorni mi sento a casa. Sergio è un esperto di Mezcal, ha un’associazione che promuove la cultura di questo liquore nel mondo. È così viaggiatore che in camera al posto del letto, dorme su una poltrona di aereo di prima classe.. Sergio ha 54 anni è amante della bella vita ed è pervaso da un ottimismo che pare renderlo immune a qualsiasi problema. La sua casa è un misto di storia, arredamento e simbologia messicana. Attorno a lui gira una serie di amicizie; in questi giorni sono stati i miei trascinatori nel caos urbano di Mexico City. Ho veramente poco tempo per stare davanti alla tastiera del pc, quello che sto vivendo è troppo intenso, potrei scrivere già diverse pagine di un ipotetico libro. Anzi se continua così lo scriverò sicuramente.
Sto seduto sopra l’ala di un aereo avvolto nell’azzurro del cielo, sotto, un mare di nuvole bianche che si fonde con lo stesso azzurro dell’oceano creando un tutt’uno che non ha confini.
Vento a favore, grazie. Direzione, Mexico City!
Ho deciso di partire senza preavviso alcuno, senza troppe previsioni ne progetti. Questa volta “Il Cammino della Musica” cammina da solo e non ha bisogno di presentazioni, lo fa soprattutto per se stesso, per soddisfare la necessità fisiologica che prescinde limitazioni e impedimenti: il bisogno di viaggiare e conoscere.
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Sogno da tempo un viaggio così. Le due grandi edizioni de “Il Cammino della Musica” sono state molto impegnative e spesso hanno vincolato gli spostamenti e i naturali ritmi del viaggio. Ora, non ho impegni con nessuno, a parte qualche data dei mei spettacoli, che mi permetterà di racimolare del denaro per continuare a viaggiare.
Quindi sbarco in Messico, ma non è detto che poi vada a Cuba, o in Guatemala, Alaska.. chi lo sa!? Seguirò la scia del CAMMINO e di ciò che lo crea: LA MUSICA.
Prima tappa Città del Messico; mi accoglierà Sergio, un produttore di Mezcal. Incontrerò Giovanni e Marina, i primi contatti. Poi andrò a Chipilo, a 120 km a est. Grazie all’Ass. Trevisani nel Mondo incontrerò una grande comunità di veneti. Si dice che i giovani oriundi di sesta generazione parlino ancora il dialetto!! Non vedo l’ora di ascoltarli.. e di farveli ascoltare.
Caldo, freddo, deserti, mari e montagne, musiche e persone. Non so proprio cosa aspettarmi da questo viaggio.. ma sarà grandioso.
Vorrei ringraziare di cuore Fabio Visentin amico rivelato, e web master del progett (vedi web’ngo). In questi tempi mi ha assistito nella scelta delle nuove attrezzature per la documentazione, placando la mia profonda crisi da tecnologia ;)