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Reportge BRASILE: Indigeni Guaraní - Tekoa Kõ e nju - VIDEO e AUDIO - ITA, ENG
Di Admin (del 03/02/2008 @ 23:48:39, in reportage america, linkato 5487 volte)
IL SOGNO: Il titolo impronunciabile di questo articolo è il nome della prima comunità indigena che ho avuto la fortuna di visitare in Brasile. Questa esperienza  corona un sogno da tempo riposto in un cassetto: registrare in campo la musica di una tribù indigena. In Paraguay ero vicino a farlo, ma una serie di coincidenze sfortunate mi ha impedito di visitare una comunità Ayorea; poi arrivo a Santo Ãngelo in Brasile e, senza aspettarmelo, ecco un'opportunità servita su un piatto d'argento: Claudette, insegnante di storia dell'arte all'università di Santo Angelo, ha lavorato molto tempo con una comunità Guarani ed è un'esperta di questa cultura. "BOFF, Claudette. "A IMAGINÁRIA GUARANI: O ACERVO DO MUSEU DAS MISSÕES", Santo Ângelo (RS)-Brasil: Centro de Cultura Missioneira -CCM/URI, 2005" è il libro che ha scritto a riguardo. ENGLISH VERSION
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L'ACCETTAZIONE: avere accesso a questa comunità non é cosí semplice, bisogna essere "raccomandati" da qualcuno che é familiare alla sua gente. Gli indios ancora radicati in comunità distanti dalla città, sembrano per ragioni secondo me ovvie, diffidare dell'uomo bianco o meglio di un rappresentante di una società moderna e di una cultura che in passato si è imposta violentemente, obbligandoli ad una conversione forzata. Pare che l'opera di evangelizzazione continui ancora oggi: l'indio con il quale sarei dovuto andare a visitare la comunità Ayorea in Paraguay, mi ha informato del fatto che nel suo villaggio operano due missionari nord americani che hanno il compito di convertire, con metodi abbastanza infantili, le credenze ayoree al cattolicesimo. Non voglio però dilungarmi troppo su questo argomento, perché non ho avuto la possibilità di verificare o meno l'esistenza di questi missionari. Mi limiterò a raccontare la mia brevissima esperienza in questa comunità Guarani, augurandomi che non sia l'ultima, visto che ciò mi ha dato l'opportunità di rasentare solo la parte più superficiale di questa cultura così affascinante, la madre indigena della maggiorparte delle musiche che ho inserito in questo blog fin ora. Quello che racconteró saranno quindi solo le impressioni di un visitatore occasionale.
Ho saputo di molti etnomusicologi ed antropologi che per anni hanno studiato sul campo le tradizioni di questo popolo, ma ai quali non è mai stato permesso di partecipare ad un loro rituale religioso. Mi ritengo perciò fortunato per aver assistito ad una loro dimostrazione musicale programmata solo per me.
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LA COMUNITA' : è situata nel municipio di São Miguel a 50 Km più o meno da Santo Ãngelo. Raggiunto il centro del piccolo paesello, bisogna inoltrarsi per 40 Km all'interno della selva brasiliana. Tramite Claudette ottengo dall'università di Santo Ãngelo una macchina ed un accompagnatore, in cambio di una breve esibizione musicale. La proposta mi pare più che vantaggiosa e così accetto senza riserve.

STRANI ANEDDOTI: durante il viaggio Luis Octavio, lo storico che mi accompagna per l'occasione, mi racconta aneddoti curiosi e talvolta abbastanza sinistri sulle usanze di questa comunità. Quella che mi ha colpito di più è la credenza per cui, in caso di parto gemellare, debba avvenire il sacrificio di uno dei due neonati e più precisamente di quello che incorpora la parte malvagia dello spirito che si è diviso tra i due neonati... oggi il sacrificio non si fa più, ma il neonato sfortunato dovrà essere affidato ad altri.

L'INCONTRO: Claudette ha preparato delle borse con dentro abiti pesanti ed una scatola di carne da donare alla comunità come ringraziamento per accettarmi. Dopo kilometri di semistrada sterrata, arriviamo nel piccolo villaggio indios nel mezzo della natura brasiliana. Il paesaggio è sconfinato e suggestivo. I bambini sembrano essere spaventati dal nostro impulsivo arrivo con l’auto e corrono al riparo dentro le capanne costruite in paglia e fango. Erano belle e avevano l’aria di essere lì da molto tempo, vista la curva concava che creava la linea del tetto ceduto. Gli strumenti sono già pronti, accatastati sopra un Bongo. Tra questi, strumenti di origine europea come la chitarra ed il violino, ad indicare un sincretismo musicale tra le due culture. Scendiamo dall'auto e salutiamo. I bambini sono ancora nascosti nelle capanne, gli sguardi dei loro occhi neri spuntano da dietro le finestre o di traverso dallo stipite delle porte cercando di studiare lo straniero, poi escono timidamente dal rifugio e mostrano i loro sorrisi bianchissimi su un faccino tutto scuro e sporco. Arriva Floriano, il Cacique del villaggio, o meglio l´ex Cacique. Ora il "trono" è passato a Nicanor. Purtroppo Luis, non era a conoscenza di questo cambio e questo dettaglio ha procurato durante la visita una serie di malintesi che ci hanno costretto ad abbandonare la Comunità prematuramente. L´impressione che abbiamo avuto io e Luis, è stata che il nuovo capo, non sentendosi considerato come tale, abbia deciso di tagliare corto per farci andare via.

IL VILLAGGIO: è veramente fatto di poche cose.  Qui vivono in più di duecento, in agglomerati di casupole sparse su una vasta zona pianeggiante. A fianco di una capanna, un fuoco fatto con cinque tronchi incrociati è in ardente attesa della carne che abbiamo portato in segno di ringraziamento. Le capanne non hanno né bagno né acqua, per cui bisogna fare un po' di strada per incontrare un pozzo. Sono entrato in una capanna:  l’interno era povero, con amache e mille amuleti e pezzi di artigianato appesi al soffitto. Tra tutta questa "povertà" un dettaglio abbastanza sconvolgente: dietro una delle abitazioni è sistemata una grande antenna parabolica... un’autentica visione paradossale che sbriciola l'aspetto affascinante di questo villaggio, inoltre qualche abitante è provvisto di cellulare. Floriano chiama il gruppo e dice di accordare gli strumenti. Subito accorrono tutti i bambini della Comunità e si mettono in riga rivolti verso di me, che preparo emozionato i mezzi di registrazione.

LA MUSICA: La musica è sempre la stessa, cambiano solo le parole. I bambini fanno dei passi di danza che mi fanno sorridere. Cerco di imitarli, unendomi al movimento, ma distrattamente imito i passi della danza femminile e così tutti mi guardano imbarazzati e ridono. Ad ogni pezzo, Floriano mi spiega il significato della musica e delle parole, e le fa scrivere sul mio taccuino da un ragazzino che sa leggere e scrivere. Sebbene non sia più il Cacique, tutti lo rispettano e fanno quello che lui dice. Quando rivolgo delle domande a qualcuno, bisogna attendere l´autorizzazione del Cacique per poter rispondere; tra loro parlano in Guaraní
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LA LIBERTA': Dopo l'esibizione, comincio ad entrare in confidenza con gli abitanti del villaggio, e i bambini mi si “appiccicano addosso” toccandomi da tutte le parti e scappando via ridendo quando cerco di comunicare con loro. Ci sono molte donne delle quali non riesco a decifrarne l'età perché hanno una fisionomia veramente particolare. Ci sono due mamme che allattano: una sembra avere poco più di 15 anni, ma potrebbe averne benissimo 35. Tutti sono molto incuriositi dalla mia presenza, mi regalano grandi sorrisi quando gli sguardi si incrociano; tranne una donna dagli occhi di un colore indefinito, con un'espressione di profonda tristezza che mi ha molto colpito.
Questa Comunità vive del bestiame che alleva nelle immense praterie circostanti e dell'artigianato i cui manufatti vengono prodotti con materiali naturali come resine, penne di uccelli e semi, per poi venderli nei mercati delle città vicine. Alcuni pezzi sono delle vere e proprie opere d'arte.
Vado un po' in giro con Floriano che mi fa vedere la scuola, l'ambulatorio, il porcile, gli animali allevati. Mi spiega che questa Comunità proviene dall'Argentina ed è seminomade. In determinati periodi dell'anno lascia il villaggio per tornare in Argentina oppure in Paraguay, dove ci sono altri parenti. Floriano conosce il portoghese e lo spagnolo e così io posso comunicare facilmente con lui. Floriano è una persona molto simpatica, disponibile ed aperta mentalmente. Mi dice che vorrebbe portare il suo gruppo musicale in Italia e che vorrebbe un microfono come quello che ho io. Mi ringrazia per esser andato a visitarli, perché per lui è importante che il mondo venga a conoscenza della loro cultura. Raggiunta la confidenza necessaria gli domando se mai potrebbe vivere in città. Mi risponde così: «No, io voglio essere libero; qui ho tutto il necessario per vivere: i miei animali, la mia casa, la mia terra, la mia Comunità. Sono felice così».


Il pezzo che metto qui sotto si intitola Kyringue i Joguerojae È una canzone della comunità guarani Tokoa Koenju. Gli strumenti utilizzati sono chitarra, violino, bongo, maracas. La chitarra ed il violino sono due strumenti europei, acquisiti dalla cultura Guarani durante il periodo dell'evangelizzazione gesuitica. La cultura Guarani vuole però che la chitarra abbia 5 corde anziché 6, ed il violino 3 corde anziché 4. Inoltre l'accordatura degli strumenti è molto diversa da quella tradizionale. La chitarra utilizza un'accordatura aperta, in modo che senza utilizzare la mano sinistra dia un accordo di tonalità minore e basterà poi farlo diventare maggiore, ponendo un dito nella prima corda sul primo tasto. L'accordatura più utilizzata è La, Mi, La2, Mi2, Do, ma non esiste un diapason specifico. Il violino imita il canto della voce prima e dopo la strofa, ed esegue un accompagnamento su due corde accordate con un intervallo di terza. Il ritmo è binario. Questo canto viene utilizzato in alcuni rituali religiosi. La danza, molto semplice, utilizza solo il movimento delle gambe e dei piedi. I movimenti dei maschi sono diversi da quelli della femmina. Non è una danza di coppia. (2007-06-11)

IL TESTO:
Kyringue i joguerojae o
yvy porã ka aguypora ndoguerekovei
ore rovy a iaguã ore rovy a iaguã

I bambini piangono insieme e si dispiacciono per la buona terra che non posseggono più, per la nostra felicità, per la nostra felicità...

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