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Reportage ARGENTINA: Ritorno a Buenos Aires con show - VIDEO e AUDIO -

Ad un mese dalla partenza, come da copione, sono tornato a Buenos Aires per depositare il materiale raccolto durante questo periodo, ricaricare le pile (non solo quelle della fotocamera), sbigare qualche piccola faccenda e ovviamente ritrovare gli amici porteños. Fa freddo, più o meno 13 gradi, ma il cielo è spettacolare e l’aria è frizzante. Certo il cambio di temperatura dal caldo Brasile alla fredda Argentina mi ha colto un po’ impreparato e mi ha un po’ “indebolito”.
Buenos Aires: Plaza de los Congresos
 
Nell’elenco delle persone da chiamare ovviamente c’è Mariano, l’amico musico nativo di Tilcara (vedi post in basso “Peña folclorica nel Tigre”) conosciuto durante il viaggio dell’anno scorso nel caldo nord ovest andino e argentino. Felice di risentirmi a Buenos Aires, mi invita subito ad una peña folklorica per il sabato, dicendomi che vuole a tutti i costi farmi partecipare; così, dopo aver assunto un po’ di energizzanti, prendo un bus per Pacheco, una località ad un’ora di strada da B. Aires. Arrivo alla casa di Mariano, dove regna sempre un’aria di festa e di atmosfera conviviale: qui vivono in sette, tra cui la abuela, la nonna un po’ sorda che avevo conosciuto la volta scorsa. Quando mi vede non mi riconosce subito, e quando le grido all’orecchio che sono “il Tano” (l’italiano o napoletano), gli occhi neri le si riempiono di gioia, mi afferra per un braccio, mi fa sedere, mi versa una porzione esagerata di “guiso de lentejas” (zuppa di lenticchie, carne, verdure, spezie), e comincia a raccontarmi, urlando anche lei, tutto quello che mi aveva già raccontato la volta scorsa, con tanto di foto alla mano e vecchi ricordi di quando il marito veneziano era in vita e lei ancora ci sentiva bene. Mi parla in castellano mescolato a qualche parola o aneddoto veneziano e, senza mezzi termini, talvolta arricchisce il discorso con qualche bestemmia tipica delle mie zone… un’esperienza indimenticabile.
Mariano porta gli strumenti e chiama gli altri musici del suo gruppo che suona folklore. Sa che mi piace molto un pezzo che si chiama Waira Waira, un classico di queste parti, e lo ha quindi arrangiato per questa formazione di clarinetto, basso, charango e chitarra. Proviamo un po’, ognuno ci mette del suo, e così ne esce una cosa che suona un po’ Quechua, un po’ Porteño… un po’ Tano.

Il club dove si suonerà è simile ad un oratorio di un paesino di campagna. Una grande sala con alcuni tavoli sistemati a griglia di pesce con un grosso palco nel fondo. Tutto molto semplice e umile, un po’ freddo, ma la sala è destinata a colmarsi di persone che scalderanno l’ambiente e l’atmosfera. Come al solito non c'è uno standard generazionale, e bambini, giovani ed adulti si mischiano per festeggiare in un solo coro. Sono molti i gruppi che si esibiranno questa sera, tra i quali anche Las de Mandinga (Vedi più sotto). La partecipazione del pubblico è fortissima, ed anche il musicista più timido qui troverebbe forza e motivazione; ecco che in breve tempo i tavoli vengono spostati per dare spazio alle danze fino a notte fonda.

Un momento del concerto con i Secundo Arce


Mariano Cruz Ponce è un nativo di Tilcara, un piccolo paese della zona di Jujui a Nord dell’Argentina, località andina chiamata “Quebrada de Humahuaca”. Il suo nome in quechua  è "Rupay Wayra Kawaj". Mi spiega che “nativo” è il termine esatto per indicare un abitante dell’america latina che non ha origini straniere. Dice di avere lontane discendenze africane. Il termine “indio” andrebbe bene ugualmente, ma racchiude un significato forse un po’ dispregiativo. Anche “Sud America” è un termine non corretto, meglio dire “America Latina”, considerando la grande influenza della cultura latina in questo paese. Da  poco tempo Mariano si è trasferito nella grande Buenos Aires per questioni private, e qui lavora come musicista, compositore ed insegnante di musica; non nasconde affatto la nostalgia per il suo paese, cosi’ distante da Buenos Aires, e non solo fisicamente. Il fatto di incontrare Mariano qui è per me una fortuna, perché egli  rappresenta una testimoniana di una musica che viene da distante, da un paese che ho già visitato l’anno scorso (il percorso che effettuerò quest'anno è diverso e non prevede di raggiungere il nord ovest dell’Argentina).  Le sue  influenze musicali derivano dalla musica classica (è un ottimo clarinettista), dal jazz e da altri generi “occidentali”, ma nelle composizioni di carattere folklorico tende a dimenticarsene, mantenendo le caratteristiche tradizionali della sua musica. Racconta: “Sono in constante ricerca delle mie origini (…) tramite la musica, per non correre il rischio di dimenticare, e far dimenticare, una cultura ben diversa da quella in cui vivo oggi” .

 


Waira Waira (Vento vento), di autore anonimo, è un canto tradizionale del nord Ovest argentino del genere HUAYNO: canzone folklorica e danza di origine peruviana, ma molto popolare in Bolivia e nel nord dell’Argentina; fa parte della cultura Inca e si è mantenuto inalterato anche dopo la venuta della colonizzazione ispanica. Oggi è il genere più diffuso tra le popolazioni andine, che lo usano per importanti celebrazioni rituali. Il ballo in coppia di uomo donna, è caratterizzato da un forte e vigoroso movimento di gambe. Il ritmo è binario (2/4 o 6/8). La melodia costruita su una base pentatonica è sincopata. Solitamente è suddivisa da tre parti,la cui estensione varia molto, ma la forma di questo genere varia a seconda della tradizione locale e regionale. Se suonata strumentalmente, nella terza parte, la melodia può passare al basso, solitamente in tonalità minore. Gli strumenti tipici del Huayno sono quena, charango, mandolina, arpa e violino. (vedi sezione strumenti).

Bibliografia: "Musica tradicional argentina aborigen criolla"; ed. Magisterio del Rio de la Plata.

IL TESTO: (grazie a Mariano per la traduzione)

Wiscachachuscaiman orqopi sayaiman Mi piacerebbe essere un Vizcacha (roditore simile ad un castoro) Wiscachachuscaiman orqopi sayaiman per stare nella montagna.

orqo patapiri wayrawantusuyman Unito alla montagna e con il vento ballare.

orqo patapiri wayrawantusuyman

wayra wayra vento vento,
wayrawan tusuyman con il vento ballare,
wayra wayra
wayrawan tusuyman

Takijman tusuyman
wayrawan tusuyman
takijman tusuyman
wayrawan tusuyman


Il testo è scritto in QUECHUA: idioma ufficiale dell’impero Inca, (subentrato in un secondo momento all’idioma Puquina). Viene tutt’ora parlato nelle regioni di Ecuador, Perú, Bolivia e a nord dell’Argentina. Oggi esistono dei piani di educazione che tendono a preservare l’idioma nelle scuole, anche se attualmente la lingua insegnata é solo lo spagnolo, mentre in altri paesi come ad esempio il Paraguay, il Guarany (idioma antico di questa regione) viene insegnato insieme allo spagnolo. http://es.wikipedia.org/wiki/Quechua
Più foto su http://www.flickr.com/photos/ilcamminodellamusica/  Collegamento con "Radio Vita" Venerdi ore 11.30 e 18.30.
Il pezzo in MP3 che ho inserito, è un'altra forma di Huayno, suonato da Las de Mandinga in un momento del concerto. 
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