un martedì sera in un parcheggio nella Milano metropolitana, RETE 104 entra negli studi de "Il Cammino della Musica". Intervista all'interno del camper !!!
Quella del Comelico(vedi post sotto) non era la prima visita del cammino della musica nel Cadore veneto; pochi giorni prima il camper aveva virato da queste parti facendo tappa prima di raggiungere il Trentino Alto Adige (vedi post: Musica tra le nuvole). Il pretesto era quello di conoscere Andrea da Cortà, che finora avevo solo sentito per telefono (ho decine di contatti sparsi nel territorio italiano che mi forniscono preziose informazioni sul nostro patrimonio musicale, dei quali conosco bene la voce ma la faccia posso solo immaginarmela).
Ad Andrea non piaceva l’idea che la mia visita fosse infruttuosa dal punto di vista della documentazione. Voleva che me ne andassi con almeno la registrazione di un musicista veneto. Ricordo che un giorno mi aveva avvisato che da queste parti solitamente non è ben accetto il forestiero che arriva con registratore e quant’altro. Io avevo risposto dicendo che anche io del resto sono veneto. La sua risposta era stata tanto secca quanto sorprendente: “Ancora peggio”.
Contro ogni previsione, Andrea riesce a sfilare un sì da un signore che suona il mandolino a Foppa di Forno di Zoldo. Nemmeno lui ci crede. È un lunedì molto freddo, e la neve è alta almeno un metro e mezzo ai bordi delle strade.
Al nostro arrivo Arnoldo Alessio ci sta aspettando fuori... sta aspettando anche altri due suoi amici musici, un fisarmonicista e un chitarrista. Mi avvisa che quest’ultimo non vuole assolutamente essere ripreso o registrato. Poco male penso, “almeno posso ascoltarlo io”. Inganniamo l’attesa con del buon vino servito con del formaggio. … parla in dialetto e io che sono veneto, non ci capisco nulla. Andrea, che vive a pochi km di distanza (Pieve di Cadore) capisce, ma non tutto. È sorprendente come in Italia i dialetti siano così radicalmente differenti tra paesi così poco distanti l’uno dall’altro.
Quando la formazione è al completo e il ghiaccio è rotto, ci spostiamo ai piani inferiori e i tre musici sfornano tutto il loro repertorio che varia dalla canzone veneta più tradizionale a quella italiana più nazionalizzata. Suoniamo anche io e ed Andrea con il suo organetto. Mi azzardo a tirare fuori gli arnesi della registrazione. Guardo il chitarrista come un cagnolino guarda il padrone dopo aver commesso un malanno. Lui ci pensa un attimo e poi mi dice “Ma sì dai!, Non c’è problema, facciamo uno strappo alla regola”.
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È notte tarda quando la serata si conclude, io e Andrea siamo super soddisfatti, i tre amici musici anche. Ci lasciamo con grande mutua ammirazione e con la certezza che le buone intenzioni e l’umiltà suggellate dal far musica, siano in grado di uniformare le moltitudini ed abbattere qualsiasi preconcetto mentale.
NOTE INTERESSANTI:
Alessio è forse uno degli ultimi mandolinisti rimasti nella zona. Racconta che i loro figli non si sono mai avvicinati a questa tradizione anche perché sono emigrati all’estero per lavorare. Come si nota nel filmato, il repertorio del gruppo è eterogeneo e i componenti dicono che hanno appreso i pezzi ad orecchio, ascoltandoli da altri musicisti o parenti, e poi li hanno reinterpretati secondo le loro capacità mnemonico/tecniche, o in base a gusti personali. Durante la serata si sono presentate diverse occasioni dove la stessa melodia interpretata dal gruppo, la conosceva anche Andrea ma riferita a musiche differenti (ASCOLTA LA CONVERSAZIONE DELL'MP3 IN BASSO). Questo sta ad indicare, a mio avviso, quanto il movimento delle masse umane porti con sé un naturale scambio e assorbimento di cultura musicale; non può esistere quindi una precisa categorizzazione della musica tradizionale, né un demanio assoluto di una musica né una preciso significato del termine “TRADIZIONE”.
Andrea da Cortà warned me: "If you don’t come to listen to them during carnival it will be difficult to do it after". Unfortunately, I can reach Comelico Superiorejust a month after that time and the only two violinists in the village do not want to play again. We have to wait another year to listen to them. In this village located in the Belluno Dolomites it is celebrated a typical carnival with the masks Matazìn and Matazina (among others) and a procession of accordion, guitar, bass and... violin players. The opportunity to visit Comelico and to know its people and the Polka Saltata has been offered to me by the Association “Gruppo Candide” (www.gruppocandide.it) and the “Union ladina dal Comelgo”. Thanks to the initiative of the multi instruments player Andrea da Cortà(in the center; see picture www.altei.it), they invite me for my “Video show”, thus this is the right opportunity for a syncretic exchange of Italian / Latin American / Comelico musical views.
The idea to organize a "video show" has the purpose to flush out the violinists, to sensitize them and try to make them play with the pretext of the invitation. Unfortunately in the village they say that without the accordionist the violinists do not play, thus the organizers take the phone and start looking for the accordion.
The sun sets and so do the lights of the theatre and the show begins. I must say that the participation of Comelico audience was one of the warmest (and they say that the inhabitants of the mountains are cold!), everybody knows each other and the atmosphere is very intimate. I play the last piece and the musicians start being itching to play, they take out their instruments and….the dancing is opened .... What about the violinists? I will find them next year.
The piece of the movie is aPolka Saltata. Andrea da Cortà tells me that this type of dance is present only in Comelico Superiore, in Dosoledo, Candide and Padula. Then there is another conservative oasis in the Four Provinces (Genoa, Alessandria, Pavia and
Piacenza ). In all these places the dance is the same, but the steps are slightly different. The people present at the show are able to recognize the origin of the couple by the way they dance. The violin, formerly used for this type of music, seems to be doomed to disappear. In Comelico Superiore, a part from the two "ghost" violinists there is nobody ready to continue the tradition. Moreover, the introduction and wide dissemination of the accordion in popular repertoire have substituted the use of the strings due to the technical easiness an the timbre possibilities.
TO BE CONTINUED...
Thanks to: Andrea da Cortà, Lucio Eiche Clere, Ass. "Gruppo Candide", Manuela da Cortà, il pubblico di Comelico, Union ladina dal Comelgo.
Andrea da Cortà me había avisado: “Si no venís a verlos en el periodo de carnaval, será difícil escucharlos luego”. Lamentablemente pude llegar a Comelico Superiore solamente un mes después del carnaval y los únicos dos violinistas del pueblo no tienen más ganas de tocar. Para escucharlos habrá que esperar un año.En este pueblo de las Dolomites belluneses se festeja un típico carnaval con las máscaras Matazìns y Matazere (entre otras) y un desfile de músicos que tocan el acordeón, la guitarra, el contrabajo y…el violín.
La Asociación “Gruppo Candide” (www.gruppocandide.it) y la “Union ladina dal Comelgo” son las que me dan la oportunidad de visitar Comelico y conocer su gente y la Polca Saltata), gracias a la habilidad del gran poli-instrumentista Andrea da Cortà (al centro; ver imagen www.altei.it); me invitan para mi “Video show”: la ocasión es perfecta para realizar un sincrético intercambio de opiniones musicales Italianas/Latinoamericanas/Comelicanas.
La idea de organizar un “video show” nace también de la voluntad de encontrarme con los violinistas, sensibilizarlos y, con la excusa de la invitación, ver si pueden tocar algo. Lamentablemente, en el pueblo dicen que sin acordeonista los violinistas no tocan; los organizadores así empiezan la búsqueda telefónica del acordeonista.
Ya llega el atardecer y las luces de la sala y del espectáculo se encienden. Tengo que admitir que la participación del público del Comelico ha sido una de las más calidas (¡y después dicen que los habitantes de los montes son fríos!); todos aquí se conocen y el ambiente es de gran intimidad. Toco el último tema y a los músicos presentes en la sala les pican las manos, desenfundan los instrumentos….y se empieza a bailar. ¿Y los violinistas? Los encontraré el año que viene.
El tema del video es una Polca Saltata. Andrea da Cortà me cuenta que este tipo de baile está presente solo en Comelico Superiore, en Dosoledo, Candide y Padola. Existe también otro oasis que conserva esta música en las cuatro provincias (Génova, Alessandria, Pavia y Piacenza). En todas estas zonas el baile es el mismo, pero los pasos son un poco diferentes. Los que están presentes en la sala son capaces de reconocer la proveniencia de la pareja por el modo de bailar. El violín, utilizado en periodo de carnaval, está desapareciendo; parece que en Comelico Superiore, a parte de los violinistas “fantasma”, no hay nadie que quiera seguir con la tradición. De hecho, la introducción y la gran difusión del acordeón en el repertorio popular reemplazaron, por facilidad técnica y posibilidad de timbre, el uso del instrumento de arco.
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SEGUIMOS MANANA...
.Traduccion: Sabrina Espeleta
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Agradecimientos: Andrea da Cortà, Lucio Eiche Clere, Ass. "Gruppo Candide", Manuela da Cortà, il pubblico di Comelico, Union ladina dal Comelgo.
Bolzano;I am with Robert Schwaerzer, a musician and researcher of Referat-Volksmusik, he is speaking at the phone looking for an opportunity to discover the music of Alto Adige.He talks to everyone in German and get good hopes, but suddenly his face enlightens; he takes the phone and calls Otto Dellago. While discussing he looks at me making a victory sign: on Saturday his friend will make the usual annual sleigh performance with his "Trio donne Gardena" in one of the valleys of the Dolomites and .. he invites me to follow them.
This is the perfect occasion to learn about a music culture strictly connected to the surrounding mountain environment. The “Trio d’ëiles de Gherdëina cun Otto Dellago” is a group formed by Ladins, an ethnic-linguistic minority of about 30.000 people, divided into the geographical region called ladinia located between Trentino Alto Adige and Northern Veneto.
Even if these people are established in the Italian territory, they have their own culture, language and customs that have been often jeopardized by events in the history of our country. Now they enjoy protection and enhancement.
The meeting has been fixed early in the morning in a mountain dew of Val di Funes that the camper try to reach climbing through steep snow-covered ways. I arrive a little in late, I cannot see anyone and I start worrying but, from the car parking gentle voices of women perfectly in tun echo accompanied by a guitar; I hope to have found them. I rush on the ice with the risk to fall, but the anxiety of the haste is soon cancelled by the harmony of these notes and the landscape. It is peace.
Since many years Monika, Claudia, Petra, and Otto perform a repertoire of religious and profane songs which are exclusively traditional of the alpine area. Between them they speak Ladino or German, but today they try to speak Italian because of me, even if they say " they do not feel really Italians”.Otto plays many instruments. In the custody of his guitar you can find small instruments he is testing, such as the ocarina, or the marranzano (Jew's harp), but he also plays the zither, an instrument widely used in this area in the past. He says that these songs were sang in the family occasions but now they do not sing often. They do it not for recovery or maintenance purposes but just for the pleasure of sharing some moments together.
Among the repertoire of the group there are also some Yodel (see the first part of the movie). This is surely the most northern music of Italy; so northern that seems to be among the clouds. It will be certainly curious to get to Sicily and to compare the two sound landscapes at the opposite sides of our beautiful country. Meanwhile, from up here, I look towards the south, lulled by these notes, daydreaming on the adventure that I expect.
The title of the piece you find here below isCiantia d’amor - Sciche na berca zënza vënt”(Love poetry - Like a boat without wind). It has been composed by Otto Dellago and interpreted by the "Trio de Eilës Gherdëina". It is not a traditional piece like the ones you can listen in the movie. It draws from the tradition but it has definitely a present-day flavor .
Sciche na berca zënza vënt, - like a boat without wind
o n cheder nia depënt, - or a not painted painting
sciche n ciof zënza pavël, - like a flower without butterfly
Andrea da Cortà mi aveva avvisato: “Se non vieni ad ascoltarli in periodo carnevalesco sarà dura poi riuscirci”. Purtroppo posso arrivare nel Comelico Superiore solo un mese dopo quel periodo e gli unici due violinisti del paese non ne vogliono sapere di suonare ancora. Per sentirli bisognerà aspettare un anno. In questo paese situato nelle Dolomiti bellunesi si celebra un caratteristico carnevale con le maschere Matazìns e Matazere(fra le altre) e un corteo di suonatori di fisarmonica, chitarra, contrabbasso e... violino.
L’opportunità di visitare il Comelico e conoscere la sua gente e la Polca Saltata, me l’offre l’Associazione “Gruppo Candide” (http://www.gruppocandide.it/) e la “Union ladina dal Comelgo”, grazie all’intraprendenza del grande polistrumentista Andrea da Cortà (al centro; vedi immagine www.altei.it); m’invitano per un mio “Video show”, quindi l’occasione è proprio quella giusta per un sincretico scambio di opinioni musicali Italiane/LatinoAmericane/Comeliane.
L’idea di organizzare un “video show” nasce pure dall’idea di stanare i violinisti, sensibilizzarli e cercare di farli suonare con il pretesto dell’invito. Purtroppo in paese corrono voci che senza un fisarmonicista i violinisti non si esibiscano; gli organizzatori così si appendono al telefono e scatta la ricerca della fisarmonica.
Il sole cala e con lui anche le luci di sala e lo spettacolo ha inizio. Devo dire che la partecipazione del pubblico del Comelico è stata una fra le più calorose (e poi dicono che gli abitanti delle montagne sono freddi!); tutti qui si conoscono e l’atmosfera è di grande intimità. Suono l’ultimo pezzo e ai musici presenti in sala prudono le mani, sfoderano gli strumenti e… via alle danze. I violinisti? Li troverò il prossimo anno.
Il pezzo del filmato è una Polca Saltata. Andrea da Cortà mi racconta che questo tipo di ballo è presente solo nel Comelico Superiore, a Dosoledo, Candide e Padola. C’è poi un’altra oasi conservatrice nelle Quatto province (Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza). In tutte queste frazioni il ballo è lo stesso, ma i passi sono sottilmente differenti. I presenti in sala sono capaci di riconoscere la provenienza della coppia dal modo di danzare. Il violino, usato nel periodo del carnevale, pare sia destinato a scomparire; a Comelico Superiore oltre ai due violinisti “fantasma” pare non ci sia nessun altro pronto a continuare la tradizione. Del resto l’introduzione e la gran diffusione della fisarmonica nel repertorio popolare hanno soppiantato, per facilità tecnica e possibilità timbrica, l’uso dello strumento ad arco.
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CONTINUA DOMANI...
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Ringraziamenti: Andrea da Cortà, Lucio Eiche Clere, Ass. "Gruppo Candide", Manuela da Cortà, il pubblico di Comelico, Union ladina dal Comelgo.
Bolzano; estoy con Robert Schwaerzer, un músico e investigador dela Referat-volksmusik; está pegado al teléfono, buscando el momento justo para descubrir la música del Alto Adige. Habla con todos en alemán y tiene buenas esperanzas, pero de repente su rostro se ilumina; levanta el teléfono y llama a Otto Dellago. Mientras habla me mira y me hace una señal de victoria: el día sábado el amigo hará su habitual salida anual en trineo con su “Trío mujeres Gardena” en uno de los valles de las Dolomites y…me invita a seguirlos.
¿Qué ocasión podría ser mejor de esta para conocer más a fondo una cultura musical muy fuertemente vinculada con el ambiente de montaña? El “Trio d’ëiles de Gherdëina cun Otto Dellago” es un grupo formado por ladinos, una minoría étnico-lingüística de aproximadamente 30.000 personas divididas entre la región geográfica llamada ladinia, quese encuentra entre el Trentino, Alto Adige y el Veneto septentrional. Este pueblo, si bien arraigado en territorio italiano, tiene una cultura, un idioma y costumbres independientes que muy a menudo han sido amenazados por los eventos históricos de nuestro país, pero que hoy en día gozan de protección y valorización.
El encuentro ha sido organizado para la mañana temprano, en un refugio de la Val di Funes que mi casa rodante alcanza lentamente entre los empinados caminos de nieve. Llego un poco atrasado, no veo a nadie y empiezo a preocuparme, pero de la parte alta del estacionamiento escucho suaves voces femeninas, perfectamente afinadas y acompañadas por una guitarra; espero que sean ellos. Voy corriendo entre el hielo con el riesgo de caerme en cualquier momento en el suelo, pero mi emoción y mi apuro desaparecen enseguida luego de escuchar estas notas y su paisaje. Y de repente, todo es paz.
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Monika, Claudia, Petra y Otto desde ya hace años ejecutan un repertorio de canciones profanas y religiosas tradicionales de la zona alpina. Entre ellos hablan en ladino, o en alemán, pero hoy estoy yo y tratan de hablar en italiano aunque dicen que no se sienten muy italianos. Otto es un poli-instrumentista, en el estuche de su guitarra se pueden encontrar pequeños instrumentos con los cuales se deleita, como la ocarinao el birimbao (marranzano / scacciapensieri), pero toca también la cetra, un instrumento muy utilizado por esta zona en el pasado. Dice que estos son los cantos que se hacían en familia, pero que ahora están desapareciendo. Ellos cantan y tocan sin objetivos de recuperación o mantenimiento: lo hacen por el gusto de compartir algunos momentos juntos.
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Entre el repertorio del grupo están también los Yodel (en la primera parte del video), que sin lugar a dudas es la música más septentrional de Italia; tan al norte que parece estar entre las nubes. Será muy interesante llegar a Sicilia y poder comparar los dos paisajes sonoros en los dos extremos de nuestro país. Mientras tanto, desde aquí arriba, llevado por las notas, miro hacia el sur, imaginándome la aventura que todavía me espera.
El tema aquí abajo se llama “Ciantia d’amor - Sciche na berca zënza vënt”(Poesía de amor – Como un bote sin viento). Está compuesta por Otto Dellago e interpretada por el “Trio d’ëiles de Gherdëina”. No es un tema de la tradición, como los que se pueden escuchar en el video. Toma inspiración de la tradición, pero tiene un sabor muy actual.
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Sciche na berca zënza vënt, - como un bote sin viento
o n cheder nia depënt, - o un cuadro sin pintar
sciche n ciof zënza pavël, - como una flor sin mariposa
I have driven for 350 km all in one go to get back to
Friuli and arrive in timeto the resiano carnival. I can just park the camper in Spilimbergo and straight after Andrea del Favero (see post: Music friulana) arrives to take me to Resia. In a short time we leave behind the “Italian Friuli "and suddenly, delighted by the landscape, we enter the resiana valley that seems to be one thousand miles away from home.
Once in San Giorgio di Resia, we see colourful and strange phantoms placed in different positions. There are two "making love" in front of the church of the village. They are "babaz", the inanimate protagonists of resiano carnival. In a few hours one of them will be burned on the stake, after being mistreated, beaten and insulted by the impetuosity of the people.
All around there is a total silence, nobody in the street, no sign of celebration. We open the doors of the only tavern in the neighbourhoods and we are overlooked by a wave of cries and garbled words that break with decision the outward peace; Andrea makes me a sign with the eyes and says: "It begins". In the background some string instruments scream in the rhythm of feet beating on the ground. It is the typical resiana music played with a violin named cïtira with strings pulled to the limits of endurance, a bass called Bünkula, similar to a cello, with two metal strings and one of animal fiber, the third instrument are the feet whose beat accompanies all the music. The cïtira players alternate them using the left foot for the acute part of the piece and the right one for the low part. The Bünkula is played with empty strings and the left hand is used only to rotate the instrument in order to match the strings with the bow; a madness of beautiful music.
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This music is hypnotic, pressing, frantic, apparently it seems always the same, but listening carefully you understand that the melody of each piece, which plays on a scheme of two chords, is different, and musicians who play "by ear" can distinguish it with very specific names. The fact that this music is not written but handed down from memory, means that it is constantly evolving and renewing. Some transcripts of '800 and several recordings of '50 and'60, are completely different from what we listen today, a sign that the tradition in Resia is now! On the contrary the dance is always the same, simple and minimal. There is not physical contact in the couple demonstrating that this is a very ancient dance.
The Resiano Carnival ends today on the Ash Wednesday, after a period of celebration started several days before, through Sunday with the parade of lipe bile maškire (beautiful white masks) and the madness of Shrove Tuesday. Tomorrow, the beginning of Lent will mark the end of revelries and music.
I sit down at a table with two old men who drink wine and talk in resiano, a dialect of Slovenian roots incomprehensible to me.They tell me that once the carnival was a great feast to which they devoted a very large period of time, “when Resia counted 4,000 inhabitants there was serious noise. Now, due to the fact that people are just about 1000 and the young people leave the village to find work, the carnival has lost energy. " One of them tells me that I arrived late but considering what I see, the young people playing and dancing and the energy spreaded all around I can be verysatisfied.
The night falls and some screams attract the attention. The babaz sitting on the toilet and placed as a trophy at the end of the room, was dragged outside and beaten by the people. Thus it begins the procession that will lead it to the centre of the square to be burned. A parade of musicians and masks of all kinds, without any logic, made of cloths pieces and accessories collected together, accompanies the screams in the streets of the village that is full of people eager to light the fire. The ritual foresees a sort of funeral for the poor predestined babaz, which now seems to show, behind his straw face, a soul in pain who cannot do nothing but smile. The resiano people gather around it, some words spoken in a whisper for the few intimate closer to the gallows, then the flames rise to heaven. The people triumphantly praise and dances begin.
That night the few foreigners were around the fire trying to decipher the funny codes of this carnival. Nothing to do with the sophisticated carnivals of Venice or Bagolino (see post: The two sides of the bagosso carnival) this is the carnival of the people who show themselves in their whole damn soul, spontaneously and honestly. If you can "go inside" and let yourself go, fun is guaranteed and the resiano people, apparently closed and isolated, are ready to share their culture with everybody. I would say that in the centuries this closure has made the resiano character so spontaneous and over the top. The resiano people are not interested so much in the presence of tourists, but if there are, they will be more than welcome.
Gigino di Biasio (see movie) is the owner of the tavern "Alla speranza", where I am. Himself and his tavern are the centerpiece of the resiano carnival. He tells me that he left his land, but then he returned due to blood ties, in fact in the village they say that without him the resiano carnival and the culture in general would have been already lost long ago. Thanks to a few days spent with Gigino I’m able to understand the distinctive features and problems emerging from this community. He says that the preservation of music and dance does not run great risks because young people still love this trend because they identify with it. In fact I personally think that resiana music is very young with its reiterated and schematic "hammering". It creates attraction and, in the long run, a sort of trance (like pizzica to understand). However, the aspect in danger seems to be the resiana language that, as Gigino says, "it is the determinant of the three peculiarities of the resiana minority: language, music and dance"
Bolzano; Mi trovo con Robert Schwaerzer, un musicista e ricercatore della Referat-volksmusik; è attaccato al telefono e sta cercando l’occasione giusta per scoprire la musica dell’Alto Adige. Parla con tutti in tedesco e ottiene buone speranze, ma adun tratto il suo volto assume un’espressione illuminata; alza la cornetta e chiama Otto Dellago. Mentre discute mi guarda e mi fa cenno di vittoria: sabato l’amico farà la consueta uscita annuale in slitta con il suo “Trio donne Gardena” in una delle valli dolomitiche e... m'invita a seguirli.
Quale occasione migliore per approfondire la conoscenza di una cultura musicale strettamente legata con l’ambiente montano circostante? Il “Trio d’ëiles de Gherdëina cun Otto Dellago” è un gruppo formato da ladini, una minoranza etnico-linguistica di circa 30.000 persone suddivise in quella regione geografica chiamata ladinia situata a cavallo fra Trentino, Alto Adige e Veneto Settentrionale.
Questo popolo seppur radicato nel territorio italiano, può vantare una cultura,un idioma e delle usanze indipendenti che spesso sono stati messi a repentaglio dagli eventi storici del nostro paese, ma che ora godono di protezione e valorizzazione.
L’incontro è fissato per il mattino presto in un rifugio della Val di Funes che il camper raggiunge arrancando tra ripidi tratti innevati. Arrivo un po’ in ritardo, non vedo nessuno e comincio a preoccuparmi, ma dall’alto del parcheggio echeggiano soavi voci di donna perfettamente intonate accompagnate da una chitarra; spero si tratti di loro. Mi scapicollo tra il ghiaccio con il rischio di rovinare a terra, ma l’ansia della fretta viene presto disintegrata dall’armonia di queste note e del loro paesaggio. Ed è la pace.
Monika, Claudia, Petra e Otto ormai da anni eseguono un repertorio di canzoni profane e religiose esclusivamente tradizionali dell'arco alpino. Tra di loro parlano in ladino, oppure in tedesco, oggi però ci sono io e si sforzano di parlare italiano anche se dicono di non sentirsi molto italiani; Otto è un polistrumentista, nella custodia della sua chitarra si possono trovare piccoli strumenti con i quali si cimenta, come la ocarina o il marranzano (scacciapensieri), ma suona anche la cetra, strumento molto usato da queste parti in passato. Dice che questi sono i canti che si facevano in famiglia ma che ormai non si canta più tanto. Loro lo fanno indipendentemente da scopi di recupero o di mantenimento, lo fanno per il piacere di condividere alcuni momenti insieme.
Tra il repertorio del gruppo ci sono anche degli Jodel (il primo pezzo del fimato), sicuramente la musica più settentrionale dell’Italia; così settentrionale che sembra di essere tra le nuvole. Sarà sicuramente curioso arrivare in Sicilia e poter paragonare i due paesaggi sonori agli apici del nostro bel paese. Intanto da quassù, cullato da queste note, guardo in direzione sud, fantasticando sull’avventura che mi spetta.
Il pezzo qui sotto si intitola “Ciantia d’amor - Sciche na berca zënza vënt” (Poesia d’amore - Come una barca senza vento). È composta da Otto Dellago e interpretata dal “Trio d’ëiles de Gherdëina”. Non è un pezzo facente parte della tradizione, come quelli che si possono ascoltare nel filmato. Attinge dalla tradizione ma ha un sapore decisamente attuale.
Sciche na berca zënza vënt, - come una barca senza vento
o n cheder nia depënt, - o un quadro non dipinto
sciche n ciof zënza pavël, - come un fiore senza farfalla
o na nibla zënza ciel. - o una nuvola senza cielo...