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23-06-2007
SECONDA PARTE
Come da copione, sono ritornato alla bella città capitale della regione del Paraná e capitale ecologica. A 650 km a nord di Bento Gonçalves. Curitiba è una città di 2 milioni di abitanti, ha un'archittettura moderna ed è un centro culturale molto importante. Teatri, musei e incontri culturali sono dappertutto. Curitiba non possiede una musica propriamente caratteristica, però per le sue strade si può ascoltare una varietà musicale proveniente dal nord e dal sud del paese. E' una città davvero rivolta al progresso musicale. In queste due volte in cui ci sono stato, ho assistito ad esibizioni di altissimo livello, dove la tradizione si mischia con l'innovazione. Ad attendermi a Curitiba, Nena, (www.act.com.br) la ragazza conosciuta alla Ihla do mel il maggio scorso (vedi post: Fandango in Brasil). Nena durante questo periodo si è impegnata a trovare contatti utili al progetto, a coinvolgere radio locali e a portarmi a concerti interessanti, tra i quali quello di un artista molto conosciuto da queste parti, Tomzé, che  ha un passato di contestazione. Tomzé ha 74 anni ma sul palco si muove come una piuma. (vedi tomze.com.br
La Domenica di Curitiba è di tradizione il mercato dell'artigianato Ferinha do Largo da Ordem, dove centinaia di bancherelle sfoggiano i colori dei loro prodotti: qui si trova di tutto, dai libri agli oggetti più strani, come ad esempio un vecchio scarpone con dentro una libreria per topi...  in questo contesto si esibisce da moltissimi anni il Conjunto Choro e Seresta che con la sua musica allieta le centinaia di persone che si concedono volentieri  una pausa musicale tra un acquisto e l'altro. Il gruppo ha una storia molto antica, la prima formazione risale al lontano 1970. Al cavaquinho (strumento a corda tradizionale brasiliano) Moacyr de Azevedo, integrante del gruppo dalla sua formazione. Ha 85 anni, dice che ormai il suo corpo è vecchio, ma la sua mente musicale è ancora frizzante. Il gruppo suona principalmente il Choro, un genere arrivato a Rio de Janeiro nel 1880, sicuramente il genere più conosciuto e rappresentativo del Brasile, assieme al Samba. Joãu Luis Rodriguezil, percussionista del gruppo, mi racconta la storia della formazione: furono invitati a suonare alla ferinha direttamente da Jaimer Lerner, all'epoca governatore della città; poi mi permette di registrare alcuni pezzi dedicati esclusivamente all'Italia. Ho inviato uno di questi a Radio Vita, e potete ascoltarlo sulla undicesima puntata.  
Alle dodici le bancherelle cominciano a sbaraccare, ma il gruppo ha appena finito di scaldarsi le mani. Ci si trasferisce così tutti al bar vicino alla piazza, dove fino a sera tra una cashaça e una cerveja, si balla al ritmo di samba e choro, per l'appunto. E' questa la vera atmosfera brasiliana.

 

Curitiba è anche un importante centro di cultura italiana. Santa Felicidade è il barrio dove nel 1878 arrivarono i primi italiani veneti; oggi è una zona tipicamente italiana posta ai lati della città. Sulla strada principale che attraversa qusta zona, sono numerosi i ristoranti italiani costruiti su edifici che si rifanno all'architettura italiana antica. C´è ad esempio un ristorante che riproduce il castello di Marostica. Qui il mantenimento della cultura eno-gastronomica italiana è davvero fortissima; e numerose sono anche le bellissime cantine che producono vino italiano. Santa Felicidade è veramente un bel quartiere curato e con molto verde, che vale la pena di visitare se si passa da queste parti. Questa è anche la sede di numerosi gruppi folklorici e corali che si impegnano a mantenere vivo il patrimonio musicale artistico italiano. Pedrinho Culpi è per l'appunto uno dei più accaniti mantenitori di cultura italiana e alla domenica conduce un programma a Radio Colombo, intitolato “Rivivere l´Italia” al quale mi ha invitato in occasione della mia vista a Curitiba. Il programma, rigorosamente in italiano o dialetto veneto, è seguito da migliaia di persone e propone solo musica popolare veneta. Pedrinho è anche parte integrante del "Quartetto Allegri Musicanti" e del "Gruppo Veneti in Brasile". Una di queste sere mi ha invitato a cenare in uno dei più conosciuti ristoranti del barrio; il Cascatinha, dove il proprietario ancora prima di presentarsi, mi ha messo in mano um bicchiere di grappa ed un piatto di polenta. Dopo la cena il "Coro Veneti in Brasile" si è esibito sfogliando tutto il suo repertorio di vecchie canzoni venete, applaudito da tutto il ristorante. (Sulla puntata n. 11 di Radio Vita troverete una conzone del Gruppo Veneti in Brasile e una curiosa testimoniza in dialetto veneto). La cena è stata a dir poco abbondante ed ottima.  A Santa Felicidade ho fatto anche visita anche al "Gruppo folklorico Italo Brasileiro Santa Felicidade", (www.grupoitalo.com.br/) che all'interno di un bellissimo edificio con una gigantografia del Ponte di Rialto di Venezia, si è esibito solo per me, ballando le tipiche danze venete e trentine con tanto di vestiti d'epoca. Il presidente del gruppo mi ha fatto visitare il deposito dei costumi: ce ne sono più di cinquemila, raccolti in molti anni di lavoro e ricerca per l'Italia. Mi confessa di aver fatto molta fatica per recuperare tutto questo materiale e dice che spesso non riceve nessuna assistenza e supporto da parte delle varie sezioni italiane. Lo spettacolo dei balli è stato veramente brillante e di altissima qualità.  

Quella che inserisco qui sotto è una canzone che fa parte del genere Caipira; un genere musicale tradizionale principalmente della zona di São Paulo, ma anche del Paraná e di Minas Gerais. A raccontarmela e a suonarmela, due fra i massimi esponenti di questo genere a Curitiba. Oswaldo Rios e Rogério Gulin, insieme ai "Viola Quebrada"(www.violaquebrada.com.br). Il termine Caipira deriva dallla lingua Tupi (una delle 180 lingue indigene parlate in Brasile), e significa "cortador de mato" (tagliatori di bosco) così gli indios chiamavano l'uomo bianco che arrivava in Brasile e cominciava a fare man bassa di tutta la selva brasiliana. Il genere risale al 1500, ma la prima registrazione che la battezzò appunto con il nome di Caipira risale al 1927. La formazione tipica di questa musica è violão (chitarra) e Viola Caipira, uno strumento di origine portoghese  molto simile alla chitarra, ma con dieci corde in metallo disposte in cinque coppie. Uno strumento veramente divertente e con un suono brillante. I musici mi raccontano che non esiste un ritmo per identificare la Caipira, ce ne sono invece molti, alcuni con nomi indigeni come Caterete, Cururu, Querumana Catira, altri con nomi europei come Vals, Polka... Ciò che la caratterizza è la formazione ed il canto in coppia per terza. Il testo è ancora una volta riferito alla vita rurale e campesina, "parla d´amore e tragedie", suggerisce Rogério. E' un portoghese arcaico, che sente delle influenze indigene e anche italiane.. il ritmo è binario. Il pezzo si intitola Encantos de Naturaleza di Tião Carreiro e Luiz de Castro. Il ritmo di questa canzone Caipira é Querumana. Bibliografia: Nepomuceno, Musica caipira da roça ao redeio editoria 34, 1999. Tecnica viola A arte de pontear viola Roberto Correa. www.violacorrea.com.br

Il testo:

Tu que não tiveste a felicidade deixe a cidade e vem conhecer

Meu sertão querido, meu reino encantado

Meu berço adorado que me viu nascer

Venha o mais depressa não fique pensando

Estou te esperando para te mostrar

Vou mostrar os lindos rios águas claras

E as belezas raras do nosso luar


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Domenica 10 giugno, alle 11 collegamento radio tra Radio Viva www.leouve.com.br di Bento Goncalves (Brasile) e Radio Conegliano (Italia). UN PROGRAMMA INTERAMENTE IN DIALETTO VENETO! vai sul sito http://www.radioconegliano.it/ e clicca "ON AIR". Qui saranno le 6 di mattina...

www.imprensadigital.blogspot.com

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09-06-2007

Eccomi qui in terra brasiliana, nuovo paese, nuova cultura, nuovo idioma e nuova musica. Tanta musica.

Da Assuncion ho raggiunto Posada (Argentina), dove mi sono fermato una notte; attraversato il grande Rio Uruguay, che oltre ad essere un fiume è un confine, ho raggiunto Santo Angelo, prima tappa brasiliana nella regione di Missione a Rio Grande do Sul (estremo sud del Brasile).

Varcato il confine, le immagini che mi si proponevano dai finestrini dell'autobus, che in questo caso sembravano grandi schermi televisivi, mostravano con i loro colori paesaggi sconfinati che declamavano senza alcuna timidezza l'immensità di questo paese in un'esplosione di natura.

Santo Angelo è una località che conta 80.000 abitanti ed è la capitale della musica missionera. Ad aspettarmi ci sono Claudette e Victor Boff. Il contatto l'ho avuto tramite l'amico di Vittorio Veneto, Carlo De Poi. Claudette ha origini di Cison di Valmarino ed è una professoressa universitaria di storia dell'arte, Vicotor ha origini bellunesi, è medico ed appassionato di musica missionera. Avevo già sentito parlare dell'ospitalità brasiliana ed incontrando queste due persone, non posso fare altro che confermare la gentilezza, la cordialità e l'accoglienza per lo straniero, che caratterizza questa bella gente. Claudette e Victor, oltre ad ospitarmi nella loro grande casa per tutta la mia permanenza con ogni genere di comodità, hanno organizzato minuziosamente incontri con musici missioneri, interviste a radio e periodici, incontri con italiani e... aborigeni (nel prossimo post racconterò della mia esperienza tra gli indios guarani, della loro vita e della loro musica).

Sebbene mi trovi in Brasile, in questa zona l'influeza argentina, uruguaya e paraguaya è ancora forte: qui si beve lo Shimarrão che sarebbe il corrispondente Mate argentino però con un'erba dal gusto più soave. Fuori dai centri abitati molti pascoli domati dai Gauchos, che sono diversi da quelli argentini solo nell'abbigliamento (vedi articolo: fiera de los gauchos). La carne è ancora buona e Victor è un ottimo cuoco; il suo piatto forte è il Churrasco, che sarebbe la Parrilla argentina.

L'unione e l'affinità com le terre confinanti è confermata anche dalla musica. Marco Augusto Munchen (un chitarrista missionero) dice che la musica missionera più che riferirsi ad un genere musicale si riferisce ad un'area musicale, che comprende tutto il Rio grando do Sul ed in particolare la zona di Missione, ma ingloba visibili influenze della musica del litorale argentino e uruguayo, della quale ho scritto nei post precedenti, e la cultura Guarani è presente in modo consistente anche qui. Augusto spiega anche che, sebbene si parli di una musica “universale” di queste parti, lo stile del musico missionero è ben riconoscibile da quello limitrofo e dona così alla musica missionera, un'identità ben specifica.
A Santo Angelo ho fatto visita all´Associazione Missionera della Etnia Italiana (AMEI). Il presidente Ivan Barrachini e tutti i soci mi hanno invitato ad una cena nel bell'edificio sede dell'associazione, costruito 18 anni fa con il contributo gratuito di tutti i soci. I partecipanti alla festa sono tutti discendenti di italiani, sopratutto veneti, ma non c'è nessuno che sia nato in Italia. Il presidente mi spiega che in questa zona del Brasile la maggiorparte degli italiani fa parte della terza o quarta generazione. Non manca comunque chi mi parla in dialetto, ricordando le parole dei nonni o dei genitori. Dopo cena si è esibito il coro AMEI diretto da Irmano Bruno, che legge le note da un libricino il cui titolo mi crea un po' di mainconia: "Ricordi d´Italia". Anche in questo caso l'accoglienza è stata calorosa. Sono stato trattato come un re, ho scattato mille foto e scambiato qualche parola più o meno con tutti i partecipanti, in una lingua che sta ai confini con italiano, portoghese, spagnolo e dialetto veneto. L´importante è capirsi.

Il pezzo che metto qui sotto è una Chamarrita Missionera (per la chamarrita vedi articolo: Chiama Rita a Concepción cliccando su "storico") è suonata da Marco Augusto Munchen alla chitarra, José Luiz Scheis alla gaita, Edison Grabin al basso. Sono tre musicisti gauchos di Santo Angelo. Il pezzo si intitola Recuerdos Costeros di José Luis Vilela e Cenair Maica. Gli strumenti utilizzati sono quelli tipici del genere litorale. L´acordeon da queste parti viene chiamato Gaita. Il testo della canzone è un valido esempio della tematica del genere missionero che si riferisce alla vita del los gauchos in relazione ai paesi confinanti: Nasci num catre de vento e com o vento me criei meu rumo e remo a tracei emparelhando horizontes. Sono nato in un letto di vento e con il vento mi sono cerato, il mio cammino a remi terminó accoppiando orizzonti. Gli orizzonti sarebbero quelli di Argentina e Brasile uniti dal Rio Uruguay. Il pezzo parla di un gaucho costero che attraversa il confine argentino per portare merce da vendere in Brasile.

Ringraziamenti: Claudette e Victor Boff, la direttora accademica de la universidad de Santo Angelo, Jerson Fontana, Luis Octavio, tutti i soci dell´associazione AMEI, Radio Santo Angelo, Fatima Cattani del Jornal das Missões, il giornalista Cristiano Devicari, principessa Casarotto Alessandra, tutti gli amici di Santo Angelo.
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04-06-2007
Non era nel programma passare per questo bel paese che pochi conoscono e molti ignorano. Io ci sono venuto l’anno scorso, quando dalla Bolivia decisi di raggiungere Las Cataratas de Iguazu (le spettacolari cascate a Nord Ovest dell’Argentina), passando per il Paraguay anziché per il Brasile (prendendo una mappa si capisce). A spingermi qui anche quest’anno, due amici, Panchi e Sonia, due architetti di Assuncion, che l’anno scorso mi regalarono un’autentica vacanza avventurosa nel Chaco paraguayo, una zona selvaggia caratterizzata da fauna e flora particolarissime. Da Corrientes (Argentina) ad Assuncion, sono “solo” cinque ore di auto e così, entrato in contatto “ciberepistolare” con gli amici, ho deciso di fare una capatina da queste parti.
 
Assuncion è la capitale del Paraguay; è una città che conta un milione di abitanti ed è molto inquinata, come tutte le grandi città dell'America Latina. Al centro storico si susseguono quartieri poveri e desolati, ma affascinanti per i loro colori, per la varietà di automezzi scassatissimi e “assemblati in casa”, e per l’attività frenetica dei venditori ambulanti che ad ogni incrocio cercano in tutti i modi di venderti qualcosa: frutta, caramelle, dolci, pulizia dei vetri dell’auto, scarpe, e chi più ne ha più ne metta.
 
Ho deciso di venire qui anche perché il Paraguay è la culla di tutta la musica che ho raccolto fin ora nel litorale argentino. La cultura Guarani parte infatti da questi luoghi (vedi post: Gracias Concepciòn del Uruguay). Per la strada, soprattutto le persone più anziane e più povere, parlano questo idioma veramente complicato ed incomprensibile. Da pochi anni il governo paraguayo ha saggiamente deciso di inserire tra le materie scolastiche l’insegnamento del Guarani, con l’intento di preservare la conoscenza di un idioma così antico ed importante.
 
Panchi e Sonia, animatosi dal progetto del Cammino, si sono dati da fare per procurarmi contatti con musici del folklore locale e con un amico etnomusicologo molto conosciuto (Gulliermo Sequera), che per molti anni ha lavorato con le numerose comunità aborigene della zona. Purtroppo per mancanza di coincidenze, ho perso l’opportunità di visitarne una e di conoscerne la musica. Spero mi ricapiti un’altra occasione in Brasile.
 
Riescono così ad organizzare per una sera un incontro con un guppo locale che suona principalmente polca, il genere tradizionale paraguayo. Los Troveres de Luque sono tre musicisti campesini di Luque, una località a venti minuti da Assuncion. Per raggiungere l'abitazione dei musici serve assolutamente avere un fuoristrada, considerate le condizioni del selciato. Il gruppo è ben contento di suonare in cambio di una parrilla.
La casa dei musici è veramente umile: una cucina, una camera ed una stanza completamente vuota, c'è solamente appeso il poster della squadra di calcio del Luque. Qui è dove si suona; non c´è riscaldamento, il bagno è all´aperto e fa un freddo cane. In compenso l'accoglienza è caldissima. Riesco a capire poco di quello che mi dicono, perché usano per lo più parlare e.. cantare in Guarani, così Panchi e Sonia mi aiutano nella comprensione.
 
Il concerto privato si suona prima e dopo la cena. I tre musici hanno dato il meglio, riscaldando l'atmosfera con il ritmo della polca, il suo ballo e la sua allegria. Impossible fermarli.

La Polca sotto è suonata da Los Troveres de Luque. Arpa: Ramon Benitez, prima chitarra e voce: Lolmau Paredez, seconda chitarra e voce: Teodero Lonely. L'arpa paraguaya è considerata lo strumento nazionale; differisce dall'arpa europea per molteplici caratteristiche come il timbro del suono, la forma e le dimensioni dello strumento, il numero di corde e la mancanza di pedaliera. La Polca ha origini europee, più precisamente la sua origine è della Repubblica Ceca. Il nome polca significa "medio", e si riferisce al passo medio che si esegue nella danza tipica. Il ritmo della polca è binario, ma in Paraguay si distingue per il ritmo ternario. Los Trovere de Luque ci tengono a far sapere che la polca paraguaya non ha nulla a che fare con la polca europea, e nemmeno con quella che si può ascoltare in altre zone del latino america o del mondo.  

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