Imperdibile appuntamento quello del cammino della musica con uno dei simboli cardine della cultura sarda: le launeddas. Uno strumento tanto semplice nella sua struttura quanto complicato nella sua tecnica esecutiva. Le sue origini si perdono nel lontano periodo nuragico; il ritrovamento del famoso bronzetto sardo che raffigura un uomo che suona le launeddas ne attesta la provenienza. Per conoscere meglio questo antico strumento che ancora oggi affascina generazioni con il suo suono ipnotico, sono andato a San Vito (CA) ad incontrare uno tra i più abili e conosciuti suonatori viventi di launeddas: il grande Luigi Lai. È a lui che spetta il merito di aver “preso per i capelli” una tradizione che altrimenti sarebbe caduta in disuso. Quando tornò da un lungo periodo di emigrazione in Svizzera nella sua Sardegna, cominciò a riproporre lo strumento ormai scomparso durante le feste. "Lo consigliavo al posto della fisarmonica che ormai aveva preso il suo posto, ma la gente mi snobbava e non mi dava nemmeno retta, allora ho cominciato a far sentire le launeddas di mia iniziativa, e così cominciarono a rendersi conto che lo strumento valeva la pena di essere ascoltato e ripreso in considerazione". Oggi Luigi, viaggia per tutti i più prestigiosi teatri e festival del mondo, collabora con artisti di fama internazionale provenienti dalle più svariate formazioni musicali (Angelo Branduardi, Paolo Fresu…) e tra i suoi numerosi allievi dice che ce n’è sicuramente qualcuno che erediterà l’onere di continuatore della tradizione: "Le launeddas sono uno strumento che ti ruba la vita, solo dedicandoci gran parte del proprio tempo si possono raggiungere buoni livelli. Oggi c’è chi pensa di essere suonatore di launeddas dopo poche lezioni, solo perché riesce appena ad abbozzare una sonata, ma in realtà sta solo distruggendo una tradizione. I miei allievi se vogliono continuare a stare con me, devono fare quello che gli dico io e fidarsi, solo così potranno diventare dei veri suonatori, con molto impegno e sacrificio.
So che un tempo questo strumento era usato nelle feste per far ballare la gente, come lo erano i Tenore nella zona del nuorese e chiedo a Luigi cosa è rimasto oggi di questa usanza. A questa domanda il maestro perde lo sguardo in direzione del mare, che si vede dalla sua casa di Portocorallo (dove mi ha invitato a pranzare durante un altro incontro) e il suo volto assume un’espressione nostalgica. "Una volta non c’era niente, non c’era la televisione e il suonatore era il teatro. Aveva un ruolo determinate nella società perché poteva far ballare durante le feste ed il ballo era l’unica occasione per avvicinarsi ad una ragazza. Il ballo del campidanese era molto complicato e tutti lo sapevano interpretare sapientemente, in modo rispettoso nei confronti della tradizione. Oggi purtroppo pare che il ballo sardo in tutti i suoi stili sia spesso relegato a soli fenomeni folkloristici e che nel tempo abbia subito schematizzazioni che lo hanno reso acrobatico e “spettacolare” sicuramente adatto ad essere esibito davanti ad una platea o ad un gruppo di turisti, ma svuotato del suo vero senso di rituale di festa e di “condivisione introspettiva”. (Questo è un leitmotiv che sto riscontrando in molte zone d’Italia: dalla mia esperienza acquisita durante questi mesi di ricerca in Italia ho riscontrato che spesso il ballo tradizionale a differenza della musica non sembra più far parte di un’espressione sociale condivisa, attuale e spontanea, ma che sia paragonabile ad un pezzo da museo riesumato e schematizzato secondo presumibili tecniche remote, ma allo stesso tempo riadattato ai giorni nostri con tecniche puramente performative e ricercanti la spettacolarità).
Le launeddas continuano comunque ad essere suonate nelle processioni, come quella di San Vito, che ho avuto l’occasione di seguire durante la mia permanenza in Sardegna. A raccontarmi aneddoti su questa festa sono Rocco Melis e Sandro Frau, due ex allievi di Luigi Lai che hanno anche affrontato il palco di San Remo con il loro gruppo "Isola Song" mostrando al pubblico integrazioni sonore tra tradizione e musica Pop. Anche loro sono dell’opinione che il ballo ha perso la sua importanza, infatti tradizione vorrebbe che dopo la processione ci si riunisse tutti fuori dalla chiesa per scatenarsi nelle danze, ma i tempi cambiano… l’importante è però che le launeddas rimangano!
Ringraziamenti: Luigi Lai Maistu, la moglie, Vittorio, Tatiana ed il piccolo Riccardo (futuro erede delle launeddas del nonno Luigi), Rocco Melis, Sandro Frau, Fabrizio Ledda, Isola Song.
Ieri qui ho fatto un Video Show che ha visto anche la partecipazione straordinaria di un gruppo locale: i BIFOLK! Qui sotto alcuni momenti della serata.
Un ringraziamento a tutto lo staff della Fattoria di Vaira e al pubblico partecipante
Il 15 luglio alle 23.00 Radio 2 "Per fortuna che c'è la radio"farà una diretta telefonica con me che mi troverò ad una festa nel napoletano dove si suona la TAMORRA.
La festa sarà trasmessa in diretta video su queso blog
Da questo periodo in poi comincerò a trasmettere in diretta eventi live, feste popolari sparse per l'Italia, corsi di ballo e strumenti popolari in modo che il fortunato che capiterà in questo blog possa avere stimoli di riflessione su ciò che siamo noi italiani.
Stringersi attorno al cerchio dei tenore è un’emozione che pochi possono provare, ma se mai avrete la fortuna di incontrare i “Populos Tenore Nugoresu” e saprete avvicinarvi con delicatezza alla loro arte, sicuramente ve lo permetteranno e allora la vostra voce (sperando sia intonata) potrà fondersi in un’armonia che vi farà vibrare l’anima. Solo così capirete il valore di questa tradizione e la magia del cerchio.
Così è accaduto a me, quando una sera i "Populos Tenore Nugoresu" mi hanno invitato a documentare una “prova” nella quale i quattro membri del gruppo condividevano l’esperienza canora con vari amici che, a turno, si inserivano nel cerchio apportando speciali sfumature timbriche o seguendo il ritmo del coro a passo di danza.
A raccontarmi le particolarità di quest’arte fra le più rappresentative della Sardegna è Bobore, misu boche (mezza voce) del gruppo, durante la raccolta delle albicocche biologiche per il suo mercato.
Cisarebbe da parlare e da scrivere per decenni su questo tipo di canto "le cui origini verosimilmente si perdono tra le pietre dei nuraghi" [1];ma la cosa che agli odierni tenore preme di più far sapere è che questa usanza canora è più viva che mai; nuove leve sempre più numerose si stringono in cerchio educando le corde vocali a emettere il tipico suono gutturale e la mente a interpretare testi dall’alto contenuto poetico.
La caratteristica che rende il canto a tenore sempre attuale è sicuramente la sua funzione informativa. Prima dell’arrivo dei mezzi di comunicazione di massa, era ai tenore che spettava il compito di informare la popolazione, perché tramite il canto si potevano raccontare gli avvenimenti del paese in una forma socialmente accettabile e da tutti condivisa.
Questa funzione non è comunque sparita, anche se attualmente pare che la maggior parte delle formazioni preferisca usare pezzi “di repertorio”; è sufficiente però che un qualsiasi testo si presti ad essere interpretato in “tenore” che anche canzoni o testi poetici facenti parte del repertorio moderno o internazionale, possano acquistare un sapore tipicamente sardo. È il caso ad esempio dei versi scritti dal poeta francese Paul Eluard e reinterpretati dai “Populos Tenore Nugoresu”, ispirati a ideali di libertà e fraternità, argomenti universali che di quest’epoca hanno purtroppo ancora bisogno di essere incoraggiati dal convincente canto dei tenore.
Il pezzo che metto qui sotto è un’interpretazione originale di “Populos Tenore Nugoresu” del testo poetico “Libertade” scritto da Paul Eluard. Il pezzo comprende il “canto a sa seria” e su “ballu tundu”: questa seconda parte facilmente decifrabile da un improvviso cambio di tempo, serve per accompagnare il ballo fatto in cerchio, per l’appunto “Ballo tondo”. La prima parte è invece più libera da schemi ritmici e caratterizzata dall’interpretazione personale del solista. Il testo è tradotto in sardo.
Abruzzo and Sardinia are certainly the most romantic regions I've found so far. The route of Il Cammino della Musica has crossed two similar episodes in these two regions that are not so similar. Moreover it was known that the entire Italy is inhabited by a nation of romantics, but in the province of Teramo and Nuoro, a few days before celebrating the wedding, the couple enlists a group of musicians of the area to have their serenade, as per tradition. A sort of bachelor party that has anything to do with striptease, transgressions, stay up all night, even if in reality, after the serenade, it is usual to feast until late hours. The first opportunity is dated 21st of May when, just arrived in Abruzzo land with the camper that was nearly dashing a roofing, I’m welcomed by Gianfranco Spitilli(www.bambun.webnode.com) who once again gives me a wonderful opportunity to learn about the traditions of Abruzzo. The meeting is at the house of Valentino, an historical cantorofPoggio delle Rose, who is preparing his voice before reaching the house of the bride and perform the ritual together with the rest of the "partenzisti" (people departing). Here the serenade is called "departure", as the wife who leaves the family home for the wedding nest. This is a song whose words are those of a mother going back in the memories of all the moments spent together with her daughter until the time of "leaving" her to a life as wife.
After the "trials", miraculously intercepted by the live call ofRadio Ciromathat offered this moment to its listeners, we move to the house of the lucky bride who is waiting on the balcony of the family home. A group of friends and relatives invited to the wedding is waiting for the arrival of the musicians in a great silence. This waiting time is really exciting, all around you can hear just the steps of musicians and song of the crickets. So the departure begins and it will last for more than 25 minutes. On the balcony the bride moves and on the “stalls” some of her friends laps into a flood of tears.
When the ritual ends, the bride goes down, then the bridegroom and parents appear and some specific songs are dedicated also to them, then the feast begins. Valentino tells me that usually the departure should be done the day before marriage as he did with his two daughters, but many people prefer to keep this day for final preparations not risking to get too tired at the altar. So they do it the Thursday before the marriage, because they say Friday is an unlucky day.
A few days after my arrival in Sardinia it comes the second opportunity to take part in a beautiful serenade. This time I am in Nuoro and the group "Sos Canarjos" (www.soscanarjos.it) was called to pay homage to a young married couple. The ritual is more or less the same, but the location unlike the one in Abruzzo is the concrete courtyard of a district of Nuoro, in the very center of the city. It is quite difficult to see the bride overlooking from the balcony of a very high palace. The song you can listen in the video is called “Non potho reposare” (Sini–Rachel). Bobore, the director of the historical group, tells me that this song is the emblem of the serenade, they are the words dedicated by the lover to the damsel. It would consist of fourty strophes but the singers prefer to use only the most significant and then have fun with other songs. Even in Nuoro, there were tears and emotions but then a lot of dancing and fun. Thus my trip to Sardinia begins...
Thanks to: Gianfranco Spitilli, Valentino, Roberto Spennak and the partenzisti, Radio Ciroma, Paolo and Bobore of Sos Canarjos and the Sos Canarjos all, the two married couples to whom I whish an happy and prosperous life together.
Abruzo y Cerdeña son seguramente las regiones más románticas que encontré hasta ahora. El recorrido del Camino de la Música se cruzó, de hecho, con dos acontecimientos muy parecidos, en estas dos regiones que de parecido tienen muy poco. Se sabía de todas formas que los italianos son un pueblo de románticos, pero en la provincia de Teramo y de Nuoro, algunos días antes de celebrar el casamiento, la pareja, como dice la costumbre, contrata a un grupo de músicos de la zona para que le canten la serenata.
Se trata de una especie de despedida de solteros, que sin embargo no tiene nada que ver con strippers, trasgresiones y noches en vela; aunque en realidad, después de la serenata se acostumbra hacer un banquete hasta tarde. La primera ocasión tiene fecha 21 de mayo cuando recién llego a Abruzzo con la casa rodante (que casi rompe un techo…) y me recibe Gianfranco Spitilli (www.bambun.webnode.com), que una vez más me regala la oportunidad para conocer las costumbres de esta región. La cita es en casa de Valentino, histórico cantante de Poggio delle Rose, que junto con el resto de los partenzisti está calentando la voz antes de llegar a casa de la novia y hacer el ritual. Aquí la serenata se llama partenza, “partida”, que representa la salida de la esposa que deja la casa paterna para ir al nido nupcial. Se trata de una canción cuyas palabras son las de una madre que revive a través de los recuerdos todos los momentos pasados con la hija, hasta el momento de “dejarla” a la vida de mujer.
Después de las “pruebas”, interceptadas por milagro con una conexión telefónica en directo con Radio Ciroma que regaló este momento a sus oyentes, nos mudamos a la casa de la novia afortunada, que está esperando en el balcón de la casa de los padres. Un grupo de amigos y parientes invitados al casamiento esperan silenciosos la llegada de los músicos. Este momento de espera es muy emocionante; alrededor se escucha solo los pasos de los músicos y el canto de los grillos. Empieza así la “partida”, que durará más de 25 minutos. La novia se emociona desde el balcón y alguna amiga larga un llanto desde la “platea”.
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Cuando el ritual termina, la novia baja, aparece luego el novio y los padres, a los cuales se dedican otras canciones específicas y luego empieza la fiesta. Valentino me cuenta que generalmente habría que hacer la “partida” el día antes de casarse, como hizo él con sus dos hijas, pero muchos prefieren guardar este día para preparar el casamiento y no llegar así al altar demasiado cansados. Entonces se hace el jueves anterior, porque dicen que el viernes trae mala suerte.
Después de pocos días en Cerdeña, llega la segunda ocasión para participar a una hermosa serenata. Esta vez me encuentro en Nuoro y el grupo “Sos Canarjos” (www.soscanarjos.it) ha sido convocado para homenajear a una joven pareja de novios. El ritual es más o menos el mismo, pero la ubicación a diferencia de Abruzo es el patio en cemento de un barrio de Nuoro, en pleno centro. La novia en el balcón del edificio casi no se ve, por lo alto que es. La canción que podemos escuchar en el video se llama “Non potho reposare” (Sini–Rachel). Bobore, el director del grupo histórico, me dice que este es el emblema de la serenata, son palabras que el enamorado dirige a la novia. Teóricamente está compuesta por cuarenta estrofas, pero los cantores prefieren usar solo las más significativas, para luego divertirse con otros cantos. También en Nuoro vi muchas lágrimas y conmociones, pero también muchos bailes y alegría. Así empieza mi viaje en Cerdeña…
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Agradecimientos: Gianfranco Spitilli, Valentino, Roberto Spennak y los partenzisti, Radio Ciroma, Paolo y Bobore de “Sos Canarjos” y todos los Sos Canarjos, las dos parejas de novios, que tengan una vida feliz y prospera juntos.
Grande serata di musica, energia e festa quella di ieri sera nella tendopoli di Valle Cavalletto ad Ocre (AQ). Quello che si è creato è difficile da spiegare, ma oggi al mio risveglio le facce degli amici abruzzesi e dei volontari della protezione civile di Treviso e dintorni sono più allegre, e gli strascichi gioiosi della serata di ieri tardano ad assopirsi.
La festa è stata interamente trasmessa in diretta dal blog www.ilcamminodellamusica.it e Rai Radio 2 ha effettuato due collegamenti telefonici all'interno della trasmissione "Per fortuna che c'è la radio" creando l'ilarità dei partecipanti. Anche i conduttori Gianfranco Monti, Andrea Santonastaso, Elisabetta Farina (che saluto e ringrazio) hanno dimostrato entusiasmo per quello che ascoltavano e mi auguro che il pubblico da casa abbia potuto godere di questo grande messaggio di forza e speranza che si è creato qui ad Ocre.
Un ringraziamento speciale ai musicisti che sono giunti da varie parti dell'Abruzzo. Trio 99Francesco, Alessandro e Diego (L'Aquila) e "I Santantoniari" Augusto, Spennak, Domenico, Antonio (Penna Sant'Andrea TE) che hanno unito i talenti per condividere la musica abruzzese. La loro musica proviene da questa terra accogliente e coinvolge anche il più demotivato. Oserei dire che è miracolosa. Siete stati grandi.
Tornare in quei luoghi in cui ero già passato in questo cammino è sempre stato emozionante. L'ho fatto a Penna Sant'Andrea (TE), a Cegni (PV), a Mamoiada (NU), ad Ancona e ora qui ad Ocre (AQ) dove ho ritrovato gli amici abruzzesi che ancora vivono nelle tendopoli. Dovevo fermarmi poche ore, il tempo di ritirare un PC, che mi ha donato "Informatici Senza Frontiere" (grazie) e che si trova qui inutilizzato.
Poi gli amici che mi domandano di suonare qualcosa, che ricordano i momenti passati insieme quando un mese fa ero capitato da queste parti per fare un "video show", la Protezione Civile di Treviso che mi parla in dialetto e mi offre la grappa.
Come fare a non fermarsi un po' di più? così abbiamo deciso di fare una festa e stasera 6 luglio dalle 21.30 musicisti abruzzesi e gli abitanti delle tendopoli vicine si raduneranno qui al Campo Cavalletto di Ocre per stare assieme e fare baccano dimenticando per qualche ora la terra che trema, il G8 e le altre preoccupazioni.